Museo Archeologico Sarsinate
Il museo
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I materiali distribuiti nelle varie sale sono tutti di provenienza locale e coprono un arco cronologico esteso dalla preistoria all’alto medioevo.
La documentazione più ricca e significativa è comunque quella di età romana, databile tra il III sec. a.C. e il IV d.C.
Al pianterreno del Museo sono raccolti i materiali del lapidario, dalle numerose epigrafi del più vecchio nucleo museale ai monumenti sepolcrali recuperati nella necropoli di Pian di Bezzo.

Ricostruzione della necropoli di Pian di Bezzo con alcuni dei suoi monumenti funerari
La necropoli di Pian di Bezzo nel disegno ricostruttivo di Traiano Finamore (1930). Sulla sinistra il mausoleo di Rufus, in alto i monumenti "gemelli" di Obulacco e Oculatio (incompiuto) e sulla destra il monumento a dado di Virginio Peto

Oltre a stele e cippi, ancora poggianti sull’originaria base, sono esposti numerosi resti architettonici appartenuti a grandi mausolei, inclusi il capitello e il finto cinerario con funzione ornamentale che sormontavano la cuspide piramidale del Monumento di Obulacco che accoglie a margine della Strada Nazionale chiunque arrivi a Sarsina.

Monumento funerario a dado di Verginius Paetus
Monumento funerario a dado di Virginio Peto (dalla necropoli di Pian di Bezzo)

In particolare risaltano due tombe monumentali della fine del I sec. a.C. recentemente restaurate e integralmente ricostruite: il sepolcro di Verginius Paetus, a dado con fregio dorico e rilievi di insegne civili e militari, e l’imponente mausoleo di Rufus, alto 14 metri, ad edicola con cuspide piramidale, dotato di una ricca decorazione architettonica e di una serie di sculture accessorie, tra le quali quattro statue di personaggi panneggiati.


Nuova ala - Monumento funerario di Rufus (seconda metà I sec. a.C.)

Dall’area urbana provengono altre iscrizioni con dedica ad alti magistrati municipali, a imperatori e alle divinità venerate sul posto. Alla sfera religiosa è riconducibile anche una serie di statue di culto del II sec. d.C., che rappresentano divinità egizie ed orientali, tra le quali spicca il giovane Attis dal caratteristico berretto frigio.

statua di Attis
Sala VI - Statua di Attis proveniente dal santuario delle divinità orientali (II sec. d.C.)

L’edilizia pubblica è testimoniata da una serie di epigrafi connesse alla costruzione della cinta muraria del I sec. a.C., oltre che da numerose membrature architettoniche in pietra locale e marmo, quali colonne e capitelli, databili dall’età repubblicana alla tarda età imperiale. Alla sfera domestica appartiene invece il grande mosaico policromo figurato degli inizi del III sec. d.C., nel quale, tra personaggi minori e composizioni naturalistiche, compare Dioniso trionfante su un carro trainato da tigri.


Mosaico policromo con trionfo di Dioniso

Nel piano superiore sono disposte diverse raccolte di materiali che testimoniano gli aspetti geologici, paleontologici e le tracce del popolamento pre-protostorico della vallata, fino all’occupazione umbra. Anche in questo caso la documentazione più abbondante risale comunque all’età romana, cui sono tra l’altro riferibili numerosi corredi tombali da Pian di Bezzo e le offerte votive recuperate nel santuario termale di Bagno di Romagna. Tra i reperti provenienti dalla città, oltre ad una campionatura di elementi costruttivi e pavimentali e ad alcune pregevoli sculture, si ricordano gli arredi e le suppellettili di due domus della piena età imperiale, comprendenti mosaici figurati, arredi bronzei e vasellame da mensa in ceramica invetriata e decorata con figurazioni a rilievo.

Jacopo Ortalli