Ferrara, Museo Archeologico Nazionale, Sala delle Carte Geografiche
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Ufficio stampa SBAER
3 luglio 2009

 

Locandina realizzata da Vanna Politi, computer grafica SBAERmartedì 21 luglio, ore 18

 

Fabio Isman presenta il suo libro

 

I predatori dell’arte perduta
Il saccheggio dell’archeologia in Italia

 

Candidato al Premio Estense 2009

 

Intervengono
Caterina Cornelio, Museo Archeologico Nazionale di Ferrara
Carla Di Francesco
, Direzione Regionale Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna
Pietro Giovanni Guzzo
, Soprintendenza Speciale Beni Archeologici di Napoli e Pompei

 

Viaggio nel mercato clandestino delle antichità
Perché il reperto paga, persino più della droga. Ed è meno rischioso

 

FERRARA, Museo Archeologico Nazionale, Sala delle Carte Geografiche
Via XX settembre n. 122
info 0532 66299

 

In collaborazione con Editore Skira
Segue un rinfresco offerto dal Ristorante - Osteria Balebùste di Ferrara

Il mercato clandestino di antichità vanta in Italia numeri da brivido: 10 mila le persone implicate, tra tombaroli, intermediari e grandi mercanti, un milione gli oggetti trafugati e ricettati, migliaia i siti archeologici della Penisola sistematicamente violati e devastati, dozzine i grandi musei americani ed europei coinvolti e chissà quanti i collezionisti privati nel mondo, i più misteriosi.
Martedì 21 luglio (ore 18), al Museo Archeologico Nazionale di Ferrara, Fabio Isman presenta il suo libro “I predatori dell’arte perduta”, candidato al Premio Estense 2009. Intervengono Caterina Cornelio, Direttore del Museo Archeologico di Ferrara, Carla Di Francesco, Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna e Pietro Giovanni Guzzo, Soprintendente per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei.
Inviato speciale de "Il Messaggero" e titolare per molti anni della rubrica La pagina nera su "Art e Dossier", Fabio Isman si occupa dal 1980 prevalentemente di beni culturali. Il suo volume illustra quella che l’autore definisce “la Grande Razzia”, 30 anni di saccheggio sistematico del nostro patrimonio archeologico, perpetrato nonostante gli sforzi del nucleo Carabinieri incaricato del recupero delle opere d’arte e dei magistrati che devono operare in un quadro legislativo per nulla edificante.
Basandosi su interviste e documenti giudiziari, Isman ricostruisce, come mai era stato fatto, la massima devastazione d’arte e cultura che abbia colpito un Paese occidentale nell’ultimo secolo.
I predatori hanno scavato, esportato e messo sul mercato nero milioni d'oggetti, tra cui capolavori senza eguali o simili in nessuna collezione o museo. «Anche frantumandoli di proposito per accrescerne il valore -scrive Isman- Perché se un museo possiede parte di un vaso, pagherà tantissimo per avere anche gli altri frammenti». Gli oggetti trafugati superano di gran lunga quelli ritrovati: in 40 anni, i Carabinieri ne hanno recuperati 800 mila, monete comprese, un rapporto di 40 a 1.
Forse nessuno pagherà per questo.
Perché il reperto non solo rende, perfino più della droga, ma comporta meno rischi. Nessun cane fiuta l’oggetto antico negli aeroporti, l’overdose di reperti non causa la morte, lo spaccio archeologico è più discreto, quindi più sicuro. E che dire dei guadagni? Un pezzo ben piazzato può centuplicare il suo valore. Chi smercia archeologia rischia pochissimo. «Al massimo dice il Pm Ferri- si fa una passeggiata in carcere; ma poi esce alla svelta». Per una condanna occorre tanto di quel tempo, che i reati dei predatori, il più delle volte, raggiungono felicemente l'estinzione.