Riolo Terme (RA) - La Grotta di Re Tiberio, dalla ricerca alla valorizzazione
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Il percorso di visita nella Grotta del Re Tiberio e l’ampliamento della sezione archeologica nella Rocca di Riolo Terme che espone i materiali recuperati negli scavi

Visite guidate: fino al 31 marzo 2016, le Guide Speleologiche del Parco sono disponibili ad accompagnare scuole e gruppi di almeno 20 visitatori, su prenotazione, per tutto il periodo invernale, sia il sabato/domenica che durante la settimana. In questo caso,  la quota è di € 6,00 a partecipante; in caso di gruppi particolarmente numerosi, si provvederà a dividerli in due turni successivi senza alcun aggravio di costo
Prenotazione obbligatoria 389 031 2110 oppure
speleo.la@nottola.org
Possibilità di convenzioni con agriturismi del territorio

Grotta del Re TiberioLa Grotta del Re Tiberio si trova all’interno del Parco della Vena del Gesso Romagnola, nel territorio di Riolo Terme (RA).
Di ampio interesse locale e regionale per il suo altissimo valore archeologico e testimoniale, riveste grande rilevanza anche a livello nazionale come vestigia di una lunga frequentazione umana legata a culti collegati alla presenza di acque salutari. La grotta è nota alla letteratura archeologica italiana ed internazionale dalla metà dell’800 e il sito è uno dei più significativi dell’Italia centro-settentrionale, sia per continuità di frequentazione che per pluralità di destinazioni d’uso.
L'apertura al pubblico della Grotta del Re Tiberio (il 10 maggio 2014),  ha segnato il punto d'arrivo di un percorso di ricerca iniziato quasi 150 anni fa con i pionieri dell’archeologia stratigrafica e proseguito a partire dal secolo scorso sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna.
L’allestimento del percorso di visita all’interno del sito e l’ampliamento dell’esposizione nella Rocca di Riolo, frutto di questa pluriennale attività di ricerca, sono stati possibili grazie alla stretta collaborazione tra diversi soggetti pubblici e privati, che hanno messo in rete le proprie risorse e le proprie competenze al fine di restituire la grotta alla fruizione della collettività.
All’impegno comune di tutti questi soggetti e all’apporto specifico di ognuno di essi si deve la realizzazione del percorso di visita del sito, che propone la rilettura del contesto archeologico alla luce dei suoi molteplici valori naturali e culturali, sottolineandone l’inscindibile legame con il territorio della Vena del Gesso Romagnola, nell’ottica di una valorizzazione sempre più integrata e condivisa.

Grotta del Re Tiberio: Visite guidate con le Guide Speleologiche del Parco

Data la sua importanza archeologica e naturalistica, la Grotta del Re Tiberio è accessibile al pubblico solo con visita guidata.
Le Guide Speleologiche del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola sono a disposizione per interessanti e approfonditi accompagnamenti, organizzati in collaborazione con l'associazione “La Nottola APS-ASD”.
Dal 15 novembre 2015, le guide restano a disposizione per accompagnare scuole e gruppi di almeno 20 visitatori, su prenotazione, per tutto il periodo invernale, sia il sabato/domenica che durante la settimana.
La quota è di € 6,00 a partecipante; in caso di gruppi particolarmente numerosi, si provvederà a dividerli in due turni successivi senza alcun aggravio di costo
Durata 60-90 minuti. Prenotazione necessaria al 389 031 2110 oppure speleo.la@nottola.org
www.facebook.com/grotta.retiberio

Per i più avventurosi le Guide Speleologiche organizzano anche delle VISITE SPELEOLOGICHE nelle zone più interne della Grotta, solo per piccoli gruppi, con buone capacità motorie.

Le visite guidate sono state gratuite fino al 15 novembre 2015 grazie al contributo del Parco della Vena del Gesso e del Comune di Riolo Terme (sabato ore 15.30, domenica e festivi ore 10.00 e ore 15.30)

geologia del territorio e particolare di una parete della grotta

Nel 2001 si rinvenne nel piano di calpestio della Grotta del Re Tiberio una piccola apertura dovuta a una frana che  faceva scivolare in una galleria artificiale sottostante (scavata negli anni 60) una parte di materiale di riporto che aveva riempito nei secoli il piano non gessoso del fondo della Grotta. Ciò aveva creato un pavimento abbastanza omogeneo che fra gli anni 60 e 70, cioè dopo lo scavo della galleria sottostante, aveva già dato vita a una frana molto più grande dell’attuale proprio al centro del passaggio ma che non ne aveva impedito l’utilizzo per scopi turistici e culturali per una parte degli anni 80 e di tutti gli anni 90, portando diverse migliaia di persone in visita (almeno fino all’inizio del 2001, anno in cui giunse la citata segnalazione).
In ragione di ciò il Comune organizzò un incontro con la Proprietà - la Saint Gobain s.p.a. - e la Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna, anche con la partecipazione di speleologi, per cercare di capire cosa stesse succedendo e le azioni da intraprendere sul piano della tutela.
Nell’aprile 2002 fu eseguito un saggio archeologico che diede buoni risultati sul piano dei reperti rinvenuti.
Sotto questa spinta il Comune di Riolo Terme, la Provincia di Ravenna e la Regione Emilia-Romagna (grazie alla sensibilità del compianto ex Assessore regionale Mario Luigi Bruschini) strinsero un patto che impegnava tutti gli enti a un accordo per il recupero funzionale e museale della Grotta. Nel settembre 2013 i lavori sono terminati e la Grotta è quindi di nuovo, e finalmente, fruibile e visitabile. Il Parco della Vena del Gesso, unitamente al Comune di Riolo Terme, consentiranno da oggi in poi, la conservazione di tale monumento archeologico, innescando al contempo un positivo processo di sviluppo socio-economico e turistico del territorio anche grazie al progetto europeo e transfrontaliero, Julius, che vi ha dato un’ulteriore spinta per la sua promozione e valorizzazione.

GEOLOGIA
La grotta del Re Tiberio si trova nella Vena del Gesso romagnola, straordinario bastione roccioso costituito in prevalenza da una roccia “monomineralica”, il gesso (solfato di calcio) della Formazione Gessoso-solfifera, formatosi in seguito all’evaporazione delle acque marine e alla precipitazione di sali minerali, innescatasi circa 6 milioni di anni fa a causa dell’isolamento del Mediterraneo dall’Atlantico (“Crisi di Salinità” messiniana), avvenuto in ripetute fasi, a formare una successione di grossi banchi (da 13 a 16), di spessore variabile da 2 a 30 metri. I cristalli di gesso sono fittamente addossati a formare una roccia macrocristallina chiamata selenite (dal greco selene = luna) per gli argentei riflessi “lunari”.
La Gessoso-solfifera è una delle formazioni più caratteristiche dell’Appennino, per le sue peculiarità geomorfologiche, che influiscono sugli aspetti naturalistici, climatici e sulle attività e gli insediamenti dell’uomo.
A monte della dorsale gessosa affiorano le rocce più antiche della Formazione Marnoso-arenacea (sabbie cementate e argille calcaree), il substrato su cui poggia la Vena del Gesso; a valle i gessi sono ricoperti dalle più recenti Argille Azzurre del Plio-Pleistocene, modellate dal tipico fenomeno dei calanchi.

ASPETTI SPELEOLOGICI DELLA GROTTA DEL RE TIBERIO
La Grotta del Re Tiberio è la parte terminale di un vasto sistema di cavità naturali che ha uno sviluppo complessivo di oltre 6 chilometri e un dislivello di 223 metri.
Queste grotte drenano le acque dell’area di Monte Tondo. I torrenti sotterranei, dopo un percorso esterno di alcune centinaia di metri, confluiscono nel Fiume Senio.
Le grotte si sviluppano su più livelli: le gallerie poste a quote superiori sono state abbandonate dalle acque a seguito del progressivo abbassamento del Senio.
L’acqua, sciogliendo la roccia gessosa, ha così generato un vasto reticolo sotterraneo di gallerie, cunicoli, pozzi e sale che, a parte il tratto turistico, sono, in genere, difficilmente percorribili.
L’attività estrattiva, sia in sotterraneo che all’esterno, ha intercettato in più punti le grotte distruggendole in parte e alterando il percorso sotterraneo delle acque che ora tornano a giorno tramite una galleria di cava.
Frequentata da tempo immemorabile, la Grotta del Re Tiberio ha conosciuto le prime esplorazioni speleologiche all’inizio del secolo scorso. Prima il geografo G.B. De Gasperi nel 1911, poi lo speleologo triestino G.B. Mornig negli anni trenta hanno visitato e rilevato la grotta. Le esplorazioni sono proseguite nel secondo dopoguerra a cura del Gruppo Speleologico Faentino. Una svolta è dovuta all’attività dello Speleo GAM Mezzano che, a partire dal 1990, ha esplorato e rilevato oltre 5 chilometri di nuove grotte.

PIANTE E ANIMALI ATTORNO E NELLA GROTTA DEL RE TIBERIO
Sulle pareti nei dintorni della grotta del Re Tiberio vegeta la rara felce Cheilanthes persica, al limite occidentale dell’area di distribuzione, che va da Monte Mauro a Monte Tondo; all’ingresso della grotta si trovano ancora alcuni esemplari di un’altra felce, Adiantum capillus-veneris, mentre la rarissima Asplenium sagittatum è data per estinta da oltre 50 anni.
Il sistema di grotte e gallerie dei Gessi di Monte Tondo ospita ben 15 specie di pipistrelli, con importanti colonie riproduttive o invernali di miniottero, vespertilio maggiore, vespertilio di Blyth e ferro di cavallo eurìale.
Le pareti attorno alla grotta ospitano una piccola colonia riproduttiva della rondine montana, specie insolita a quote così basse e, in inverno, alcuni esemplari del coloratissimo picchio muraiolo e di sordone.
La grotta ospita anche un’interessante fauna invertebrata, con ben otto specie troglobie ed eutroglofile (cioè esclusivamente o prevalentemente cavernicole), tra cui il piccolo gamberetto diafano Niphargus gruppo longicaudatus, l’isopode Androniscus dentiger, due specie di acari endemiche del Re Tiberio (Medioppia melisi e Ramusella caporiacci) e la bella cavalletta Dolichopoda laetitiae.

LA FREQUENTAZIONE UMANA DELLA TANA DEL RE TIBERIO NEGLI ULTIMI SECOLI
La Tana del Re Tiberio continuò ad essere frequentata dall’uomo anche in tempi recenti, con finalità ovviamente diverse da quelle funerarie e di culto proprie delle età del Rame, del Bronzo e del Ferro e del periodo romano. Verso la metà dell’Ottocento, il guano accumulatosi nella grotta fu ad esempio sfruttato dall’agrario emiliano Giovanni Orlandi per essere impiegato come fertilizzante.
Tra XIX e XX secolo cominciò invece una stagione di intenso studio scientifico (geologia, archeologia, speleologia), legata a figure pionieristiche quali Giuseppe Scarabelli (1820-1905), Giacomo Tassinari (1812-1900) e Giovanni Bertini Mornig (1910-1981). Nell’inverno tra il 1944 e il 1945 il fronte della Seconda Guerra Mondiale si fermò per molti mesi lungo l’asta del Torrente Senio: alcune famiglie locali decisero di sfollare, per un periodo limitato, all’interno della nostra cavità.
Ne è una conferma diretta una scritta a carboncino, datata 1944, ancora oggi ben leggibile in una delle pareti gessose. Ma, sino al recente passato, la frequentazione più cospicua era probabilmente legata a gente comune e semplici curiosi, che vi si recavano affascinati da una leggenda qui ambientata: il nome della cavità sarebbe derivato dall’omonimo Imperatore romano, il quale si sarebbe nascosto a lungo all’interno per sfuggire ad una profezia che lo voleva morto a causa di un fulmine. Stanco dell’isolamento, in una giornata serena egli uscì infine all’aperto, ma il tempo cambiò repentinamente e Tiberio morì folgorato così come predettogli.
Tale leggenda, simboleggiante l’ineluttabilità del destino e in passato molto famosa in tutta la Romagna, fu oggetto di rielaborazioni poetiche, artistiche e persino teatrali da parte di numerosi autori.

leggende sulla Grotta del Re Tiberio

LE RICERCHE ARCHEOLOGICHE (a cura di Monica Miari)
Nell’antichità la Grotta del Re Tiberio rappresentò uno dei luoghi di culto naturali più importanti della regione. Ne sono testimonianza i bronzetti votivi e le centinaia di vasetti miniaturistici deposti in prossimità delle vaschette di raccolta delle acque di stillicidio, raccolti in più riprese in 150 di ricerche.
Nel 2010, nell’ambito del progetto di recupero museale della grotta, gli scavi diretti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna hanno riportato in luce l’intero sistema di vaschette votive della parete d’ingresso. Grazie all’apertura di un saggio interno è stata poi messa in luce la stratigrafia completa dei depositi archeologici, dalla preistoria all’età moderna. Sì è avuto così modo di accertare che la grotta fu utilizzata intenzionalmente come luogo di sepoltura tra l’età del Rame e gli inizi del Bronzo Antico (III - inizi II millennio a.C.) e, successivamente, a scopo cultuale, dalla metà del I millennio a.C. fino ad età romana-imperiale.

vasetti miniaturistici rinvenuti nella grotta
Vasetti miniaturistici deposti in prossimità delle vaschette di raccolta delle acque di stillicidio: ne sono stati trovati a centinaia

LE CAMPAGNE DI SCAVO DEL 2010: LA ZONA INGRESSUALE (a cura di  Claudio Negrini)
L’indagine archeologica ha permesso di comprendere il funzionamento del complesso sistema per la raccolta e lo scolo della acque di stillicidio collegato alle vaschette esistenti sulla parete Sud della grotta. Nel corso della seconda età del ferro (550-400 a.C. ca) venne realizzato il primo impianto di captazione, immagazzinamento e deflusso delle acque, costituito dalle vaschette della parete meridionale e dalle canalizzazioni scavate sul fondo della caverna. In questo sistema, legato allo sfruttamento delle acque di stillicidio, è da riconoscere l’area sacra d’età umbra.
Grazie al raggiungimento del piano basale di ingresso, già all’entrata si possono notare alcune scoline scavate direttamente sul conglomerato, che convergono verso un inghiottitoio naturale nella parete Sud, in cui riconoscere il principale collettore per il deflusso della acque di quasi tutto il settore ingressuale.
Durante l’età romana l’utilizzo della grotta non sembra cambiare. Non solo il sistema creato appare ancora in uso, ma è mantenuto efficiente e adeguatamente aggiornato. Inoltre viene innalzato anche un piccolo muretto a secco, di cui si conserva parte della fondazione in scaglie di gesso disposte in ordini irregolari. Tale struttura muraria sembra configurarsi come una sorta di sbarramento–soglia dell’ingresso della grotta, verosimilmente funzionale al raggiungimento di un camminamento ricavato sulla parete meridionale, che permetteva a sua volta la fruizione delle vaschette.
Purtroppo i reperti d’età romana nella zona ingressuale sono venuti alla luce per lo più in giacitura secondaria, rimescolati negli strati post-classici e moderni. Tuttavia alcuni di questi attestano una frequentazione continuativa della grotta almeno fino al III secolo d.C. Da questo momento tutto il sistema di captazione dell’acqua sorgiva sembra essere stato abbandonato. Ciò ha portato alla formazione di quei depositi più o meno naturali a cui si deve la copertura e l’occlusione del sistema di drenaggio. Su questi depositi si impostano diversi livelli di frequentazione medievali e moderni, caratterizzati da tracce di focatura in testa. Gli strati medievali sono stati identificati grazie alla presenza di frammenti di maiolica riferibili ad un periodo tra il XIV ed il XV secolo d.C.

IL “SAGGIO A” ALL’INTERNO DELLA GROTTA (a cura di Paola Poli)
Il saggio più interno è stato eseguito a partire da una vecchia trincea del 2002 che è stata riaperta ed ampliata, al cui interno si conservava gran parte dei sedimenti archeologici originari, che hanno permesso di leggere una sequenza di livelli di frequentazione che a partire dall’età del rame arriva fino a quella moderna.
Le testimonianze più antiche sono di carattere funerario e sono emerse lungo la parete occidentale del sondaggio. Qui sono presenti piccole cavità naturali, all’interno delle quali si sono rinvenuti due strati di ossa umane sovrapposte e reperti per lo più ceramici riferibili ai corredi funerari. Le analisi antropologiche hanno portato al riconoscimento di 4 individui, 2 infanti e 2 adulti. Lo scheletro del bambino più piccolo si trovava nel livello più basso e nella parte più interna della nicchia originaria. Le ossa di dimensioni maggiori invece si trovavano nel livello superiore e mostravano una netta divisione tra quelle lunghe intenzionalmente raggruppate e le altre. Non sono stati individuati invece i crani dei defunti. Ciò sembra frutto di un intenzionale rimaneggiamento, comprendente pratiche asportazione dei resti, legate al culto degli antenati. Dopo l’abbandono delle sepolture, sopra alle ossa, si è formato un livello di concrezionamento che le ha in gran parte ricoperte. La frequentazione antropica successiva si caratterizza per una serie continua di depositi, intervallati da diversi piani di frequentazione.
Concordemente con quanto individuato da Scarabelli nella trincea del 1870, si sono individuati vari livelli riferibili all’età del ferro, attribuibili a due momenti diversi della frequentazione preromana del sito. Si potrebbe pensare che alla frequentazione umbra ne sia seguita un’altra, presumibilmente in età celtica. La maggior parte dei frammenti ceramici di entrambe le fasi sono attribuibili a vasi utilizzabili per raccogliere e conservare le acque, compatibili quindi all’uso santuariale della grotta.
Sopra questi strati, senza apparente soluzione di continuità, sono venuti alla luce i depositi riferibili all’età romana, che andavano a riempire definitivamente la parte più profonda del saggio, innalzandone il piano di calpestio fino al sostanziale livellamento del settore. I materiali contenuti in questi strati sono da ricondurre ad età repubblicana o primo-imperiale. Questo esteso livellamento potrebbe essere parte di un’intenzionale risistemazione generale della grotta, eseguita dai Romani al momento della loro occupazione del sito, a cui non è estranea anche la costruzione del muretto all’ingresso.
Successivamente l’area è caratterizzata da una serie di livelli di crescita riferibili alle fasi di frequentazione della grotta post-classiche, medievali e post-medievali, tra cui si segnala un piano d’uso con tracce d’attività pirotecniche medievali forse da ricondurre all’azione dei famosi falsari noti sin dalle prime ricerche ottocentesche.

LA CAVA DI MONTE TONDO OGGI: ESEMPIO DI SOSTENIBILITÀ ESTRATTIVA GYPROC SAINT-GOBAIN
L’attività del polo unico regionale per l’estrazione di gesso, denominato cava Monte Tondo, è oggi svolta a cielo aperto con metodo di estrazione tradizionale, contestualmente all’attività di recupero ambientale e di tutela delle biodiversità locali. La cava, oggi certificata ambiente ISO 14001, confina e coesiste con il Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola; Gyproc Saint-Gobain è difatti impegnata nella missione di operare come membro responsabile nella comunità nella quale opera, valorizzando il territorio e assicurandosi che l’estrazione sia condotta minimizzando gli impatti ambientali. Il gesso estratto viene impiegato per la produzione di soluzioni innovative per l’edilizia ecosostenibile, nel limitrofo stabilimento Gyproc Saint-Gobain, contribuendo al progresso economico della vallata. Il paesaggio “lunare” di cava rappresenta a tutti gli effetti un laboratorio multidisciplinare a cielo aperto; attività di ricerca scientifica, sportive e turistico-culturali, tra cui la messa in sicurezza della grotta di Re Tiberio, sono tra le azioni di sviluppo sostenibile poste in essere dalla gestione Gyproc Saint-Gobain.

crediti valorizzazione

Enti promotori e finanziatori: Regione Emilia-Romagna - Assessorato Sicurezza territoriale, Difesa del Suolo e della Costa. Protezione civile Comune di Riolo Terme, Provincia di Ravenna, Gyproc Saint-Gobain
Progetto scientifico: Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità – Romagna
Coordinamento tecnico -amministrativo del progetto
Regione Emilia-Romagna: Annarita Rizzati, Massimo Romagnoli
Comune di Riolo Terme: Antonella Caranese , Alfio Gentilini
Provincia di Ravenna: Marco Bacchini
Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità – Romagna: Massimiliano Costa, Alessandro Poggiali
Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna: Monica Miari, Claudia Tempesta
Comune di Casola Valsenio: Fabio Ceroni
Progetto di consolidamento del calpestio della grotta: Gyproc Saint-Gobain (progettisti Nicola Sciarra e Antonello Fanti, direzione lavori Antonello Fanti, responsabile di cantiere Silvano Sartor, direzione e coordinamento tecnico Roberto Margutti)
Progetto e realizzazione percorso di visita: Consorzio di Bonifica Romagna Occidentale (direzione tecnica Gabriele Minardi)
Indagini archeologiche: Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna (direzione scientifica Patrizia von Eles e Monica Miari), Wunderkammer s.n.c. (responsabili Claudio Negrini e Paola Poli; analisi geo-archeologiche Fabrizio Finotelli; paleoantropologia Claudio Cavazzuti)
Rilievo topografico laser scanner: Virtual Geo s.r.l. di Pordenone (coordinatore Roberta Tedeschi, responsabile Fabrizio Gardenal), con il Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico ambientali dell’Università di Bologna
Documentazione fotografica: Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e ente gestionale parchi

per informazioni sulle visite vedi
http://www.parcovenadelgesso.it/
http://www.comune.rioloterme.ra.it/

Referente Massimiliano Costa, Direttore dell’Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità – Romagna


INAUGURAZIONE GROTTA DEL RE TIBERIO: Sabato 10 maggio ore 9.30 nell’Aula multimediale della Rocca di Riolo Terme

INTERVENGONO AL CONVEGNO:
Paola Gazzolo, assessore alla difesa suolo e protezione civile della Regione Emilia Romagna
Francesco Rivola, assessore ai Parchi della Provincia di Ravenna
il Sindaco del Comune di Riolo Terme
Silvia Altran,  Sindaco del Comune di Monfalcone, leader del progetto Julius
Roberto Margutti, proprietà Gyproc Saint Gobain
Monica Miari,  archeologa della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna
Claudio Negrini e Paola Poli, ditta Wunderkammer che ha effettuato gli scavi archeologici
Gabriele Minardi, Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale
Massimiliano Costa, Direttore dell’Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità – Romagna
Barbara Donati, autrice del libro della favola sulla leggenda del Re Tiberio
La famiglia dell’ex Assessore regionale Mario Luigi Bruschini

Al termine buffet offerto dall’Amministrazione Comunale di Riolo Terme

ALLE ORE 15 TRASFERIMENTO ALLA GROTTA DEL RE TIBERIO PER LA VISITA GUIDATA INAUGURALE

Per successive visite alla Grotta del Re Tiberio consultare i siti www.parcovenadelgesso.it  e www.parchidiromagna.it