Gli scavi nella Piana di S. Martino nei pressi di Pianello Val Tidone (PC)
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Gli scavi della Piana di San Martino si trovano nel territorio del Comune di Pianello Val Tidone (PC), più precisamente su un promontorio roccioso in Val Chiarone sulla strada verso la Rocca d'Olgisio. Sono condotti dal 2007 dalla locale Associazione Archeologica Pandora sotto la direzione scientifica di Monica Miari, funzionaria della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna.
Le indagini archeologiche hanno portato in luce  un centro abitato sorto in età tardoantica e poi mantenutosi nei secoli dell’alto medioevo, di cui si può vedere i resti di abitazioni, di una chiesa e di una torre di difesa.


Piana di San Martino - Veduta dell'area interessata dalle indagini archeologiche

Nel corso degli scavi è stato portato in luce anche un vano contenente i resti di numerosi attrezzi e strumenti di lavoro in metallo, circostanza che fa supporre l’esistenza in loco dell’officina di un fabbro longobardo.


Il deposito del fabbro, con attrezzi e strumenti di lavoro in metallo

Le indagini archeologiche stanno gradualmente riportando in luce una realtà insediativa complessa e di grande interesse.
Le più antiche tracce di frequentazione si riferiscono all'epoca protostorica e testimoniano l’esistenza di un insediamento, pertinente ad una comunità di pastori-agricoltori, per il quale frammenti di colatoi comprovano la lavorazione del latte mentre fusaiole, rocchetti e pesi da telaio attestano le attività di filatura e di tessitura. La maggior parte dei reperti è costituita da vasellame, destinato in genere alla preparazione ed alla conservazione dei cibi, per il quale la varietà di forme e decorazioni consente di proporre un inquadramento cronologico dalla media età del Bronzo alla terza età del Ferro, dal XVI al II secolo a.C.
L’occupazione dell’altura, scoscesa e ricoperta di boschi, riprese in epoca tardoantica, probabilmente per ragioni di sicurezza: al centro di un sistema difensivo dislocato su tutto il crinale sono stati identificati una chiesa, vari edifici in muratura, una torre di guardia, un impianto produttivo per la lavorazione dei metalli, un forno per utilizzo alimentare, una serie di sepolture.


Alcuni vani dell'edificio di età tardoantica

I reperti ceramici e numismatici indicano concordemente una continuità di presenze dal IV secolo d.C. fino all’età moderna. In particolare sono stati rinvenuti frammenti ceramici di uso domestico inquadrabili tra la fase tardoantica e l’epoca longobardo-carolingia, oltre a monete che vanno da un’emissione del re goto Teodato (534-536 d.C.) a una dell’imperatore Ottone I, re d’Italia dal 962 al 973 d.C., per proseguire con un serie di pezzi, battuti dalle zecche medievali e rinascimentali di Piacenza, Cremona, Milano, Como, Genova ed Urbino, che documentano un’insospettabile serie di contatti con svariati centri della penisola.
Particolarmente importanti sono i rinvenimenti relativi ad una colonna marmorea pressoché integra e ad una serie di attrezzi, prevalentemente in ferro, riconducibili alla fucina di un fabbro longobardo. 


In primo piano il forno (tostatura) dietro il vano del fabbro


Primo piano della colonna tardoantica rinvenuta a nord del vano del fabbro e pertinente ad un edificio situato nelle vicinanze

I volontari dell'Associazione Archeologica Pandora, sempre sotto la direzione scientifica dell'archeologa Monica Miari (funzionario di zona della Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna) hanno anche realizzato alcuni saggi di scavo di un abitato pre-protostorico (II e I millennio a.C.) e di una chiesa medievale in località Piana di San Martino, di un settore di una villa romana presso Arcello, di una parte di una struttura abitativa tardoantica a Trevozzo e di una tomba romana a Ganaghello.

La zona di Pianello fu abitata già in epoca molto antica. Alcuni strumenti in pietra levigati e selce, rinvenuti sul pianoro alla confluenza dei torrenti Tidone e Chiarone, vicino all'attuale cimitero, risalgono addirittura al periodo neolitico.
Gli scavi nella Piana di San Martino hanno portato in luce oggetti d'uso in bronzo e le grotte a Rocca d'Olgisio, testimonianza di  insediamenti nell'Età del Bronzo e del Ferro.
Sempre vicino al cimitero è stato rinvenuto un abitato romano collocabile tra il I secolo a.C e il I secolo d.C.; frammenti ceramici recuperati in seguito a lavori agricoli (ed esposti nel Museo Archeologico della Valtidone) indicano che in epoca romana si svilupparono numerosi insediamenti rurali.
La Piana di San Martino fu di nuovo insediata in età tardo-antica e alto medievale, come attesta una necropoli altomedievale individuata sempre vicino al cimitero.
A partire dal VII secolo a.C. Pianello fece parte dei territori del Monastero di San Colombano e in quell'epoca fu costruita la chiesa dedicata al Santo.
Tra il VII e il IX secolo il paese fu citato in atti del monastero con i nomi Pianellae , Planellis o Planitas che rimandono alle piccole piane che lo circondano.
Intorno all'anno Mille a Pianello fu costruita la fortezza, distrutta da Federico Barbarossa nel 1164.
Nel 1076 il canonico della cattedrale di Piacenza, Giovanni, cedette Rocca d'Olgisio (Castrum Olzisij) ai monaci di San Savino, ai quali rimase fino al 1296.
Durante il dominio visconteo Gian Galeazzo, nel 1378, consegnò Pianello al suo Consigliere e Capitano Jacopo Dal Verme, proprietario della Rocca d'Olgisio e di Bobbio. Nacque lo Stato Vermesco. Il conte Jacopo fece ricostruire la Rocca che era stata distrutta dal Barbarossa.
Nel XV secolo Ludovico il Moro, ultimo degli Sforza a dominare su Piacenza, consegnò Pianello a Galeazzo Sanseverino. Durante l'assedio delle milizie francesi la Rocca d'Olgisio subì 1160 colpi di cannone, ma perse un solo torrione. Nel 1521 le truppe del papa Leone X cacciarono i francesi e la zona tornò in possesso dei Dal Verme che la governarono fino al 1646. In quell'anno morì Federico Dal Verme e, per estinzione della famiglia, Pianello passò alla Camera Ducale Farnesiana, seguendo le vicende storiche della città di Piacenza e tornando agli eredi Dal Verme.
Dal 1979 il castello è di proprietà della famiglia Bengalli.
Durante la Seconda Guerra Mondiale Rocca d'Olgisio fu sede del Comando della II Divisione Partigiana di Piacenza.

Museo Archeologico della Valtidone - La sala romanaIl Museo Archeologico della Val Tidone è stato inaugurato nell’aprile del 1999 grazie alla collaborazione tra la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, l’Amministrazione Comunale di Pianello ed i volontari dell'Associazione Archeologica Pandora. Ha sede nei sotterranei della Rocca Municipale di Pianello e consta di tre sale.
Nella prima sala sono conservati fossili che illustrano le fasi di formazione della pianura padana, materiali di interesse archeologico provenienti da collezioni e la stele funeraria di Valeria Nardis, databile ad epoca romana altoimperiale, rinvenuta in una zona nella quale era già stato recuperato un capitello graffito e decorato da volute, ovoli e palmette, forse pertinente ad un’edicola sepolcrale.
Nella seconda sala sono esposti reperti che documentano la presenza umana in Val Tidone in epoca preistorica e protostorica (dal V millennio a.C. alle soglie della romanizzazione – II/I secolo a.C.). Uno spazio notevole è dedicato ai materiali della Piana di San Martino, in prevalenza manufatti ceramici, che testimoniano la vita di un insediamento sviluppatosi in particolare nel corso del I millennio a.C.
La terza sala del Museo, la più ampia, contiene testimonianze di epoca prevalentemente romana, anche se non mancano oggetti riconducibili all’alto Medioevo. In particolare è esposta una campionatura significativa dei reperti ritrovati nell’abitato romano identificato presso l’attuale cimitero di Pianello, un insediamento che, indagato nel corso di varie campagne di scavo promosse dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, si sviluppò nel periodo compreso tra il I secolo a.C. ed il I secolo d.C. Ad esso in epoca tardoantica - altomedievale si sovrappose una necropoli della quale, al momento, sono state individuate varie decine di sepolture ad inumazione. I reperti presentati consentono di ricostruire non solo attività produttive di livello locale, ma anche itinerari commerciali di più ampio respiro, a seguito dei quali giunsero in Val Tidone prodotti realizzati sia nelle diverse regioni della penisola italica, sia nei territori transalpini (ad esempio frammenti di terra sigillata sudgallica e di anfore spagnole).
L’esposizione prosegue con i materiali romani provenienti dai vari siti della valle, in particolare con il sarcofago da Vicomarino e con i reperti della sepoltura di Ganaghello e della villa di Arcello e si conclude con i manufatti inquadrabili tra epoca tardoantica ed altomedievale tornati alla luce in località Piana di San Martino.

Per maggiori informazioni vai al sito del Museo Archeologico della Val Tidone

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