VISTI DA VOI: gli scavi di Marzabotto, Russi e Veleia e il Palazzo Costabili di Ferrara
partecipano a Wiki Loves Monuments Italia 2014
concorso fotografico dall'1 al 30 settembre 2014
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comunicato stampa

Concorso fotografico
Wiki Loves Monuments Italia
le foto si possono caricare sul sito
http://www.wikilovesmonuments.it/ dall'1 al 30 settembre

Wiki Loves Monuments, dall'1 al 30 settembre 2014

Anche quest'anno il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MiBACT) aderisce e supporta il progetto Wiki Loves Monuments Italia, concorso fotografico promosso dall'Associazione di promozione sociale Wikimedia Italia teso a potenziare la visibilità dei monumenti. Tutti i cittadini sono invitati a essere protagonisti documentando, valorizzando e tutelando il patrimonio culturale. Il soggetto scelto quest'anno da WLM è un monumento, inteso come edificio, scultura, sito archeologico, struttura architettonica ma anche sito naturale o intervento dell'uomo sulla natura che abbia prodotto un esito di grande valore artistico, storico, estetico, etnografico o scientifico.

banner concorso Wiki Loves MonumentsLa Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna partecipa alla terza edizione del concorso che si terrà dall'1 al 30 settembre 2014 segnalando quattro gioielli del proprio patrimonio (tre siti archeologici e un edificio) che rientrano a pieno titolo nel soggetto degli scatti.

Area archeologica della città etrusca di Marzabotto/Kainua
Via Porrettana Sud 13 - Marzabotto (BO)

aperta tutti i giorni dalle 8 alle 19

La vicenda della città etrusca di Marzabotto, i cui resti sono ancora ben evidenti sul Pianoro di Misano e sulla soprastante altura di Misanello, durò circa due secoli, dalla fine del VI alla metà del IV secolo a.C.
Ciò che fa di Marzabotto un’eccezionale testimonianza nell’ambito della civiltà etrusca è l’impianto urbano della città, perfettamente conservato, nel quale la regolare scansione degli spazi è segno di una ben precisa pianificazione, ispirata ai modelli urbanistici del mondo greco coloniale, ma orientata astronomicamente secondo l’etrusca disciplina.
Le quattro vie principali, di singolare ampiezza, scandiscono la pianta della città in isolati regolari, nei quali le case di abitazione compongono i vani attorno a cortili aperti con pozzo centrale.
E’ recente la scoperta di un imponente tempio di pianta greca, dedicato al dio Tinia, che occupa un intero isolato prospettante su due delle principali strade urbane.
L’altura che domina a nord-ovest la città bassa si caratterizza come sacra acropoli, scandita da due terrazzamenti: sul più basso si compongono i resti di tre strutture templari e due altari mentre sul più alto sono stati rintracciati i resti della sede augurationis, punto dal quale l’augure eseguiva i riti di inaugurazione della città.
Immediatamente al di fuori del perimetro urbano è ubicato il cosiddetto Santuario fontile, legato al culto delle acque e a riti di sanatio e limitrofo a questo è in corso di scavo una ulteriore area sacra, da cui proviene un votivo in bronzo, raffigurante un personaggio femminile nell’attitudine delle korai greche, eccezionale per fattura e dimensioni, Subito al di fuori degli ingressi settentrionale e orientale della città si dispongono i resti delle due necropoli, con sepolture a cassone litico caratterizzate da segnacoli lapidei di varia forma.

 

Complesso archeologico della Villa Romana
Via Fiumazzo - Russi (RA)

aperta dal lunedì al sabato dalle 9 a un’ora prima del tramonto e la domenica dalle 14 alle 19

La villa rustica di Russi conobbe il massimo splendore tra il I e il II sec. d.C. quando il complesso venne completamente ristrutturato, anche scenograficamente, da un proprietario probabilmente arricchitosi vendendo le eccedenze agricole alla flotta militare romana che, dall'epoca di Augusto, aveva sede a Ravenna.
È in questo periodo che la villa, gestita da un liberto con mansioni di fattore (procurator) al comando di un gran numero di schiavi, esce dall’autosufficienza per diventare una macchina da sesterzi.
Le dimensioni della cucina comune testimoniano che vi si potesse cucinare per un gran numero di persone, quale doveva essere il personale della villa nei momenti di maggiore impegno come l'aratura, la semina e la mietitura (generalmente di cereali) e, per quanto riguarda il vino, la potatura delle viti, la raccolta e pigiatura dell'uva. Dei due magazzini presenti nella villa, quello di dimensioni maggiori, collegato al torcularium, era destinato alla conservazione delle anfore vinarie mentre l'altro, con un piano interno soprelevato, serviva per conservare i prodotti più delicati e sensibili all'umidità, come le granaglie. Il proprietario (dominus) viveva in villa saltuariamente, più che altro per controllare i momenti clou delle fasi produttive. Il suo alloggio era comunque lussuoso, con sala da pranzo (triclinium), stanza per ricevere (tablinum), impianto termale e pavimenti a mosaico.
Dopo un periodo di decadenza coincidente con l’allontanamento della flotta militare, la villa è parzialmente rioccupata quando la corte imperiale si trasferisce a Ravenna (V e il VI sec.) per poi essere definitivamente abbandonata in epoca medievale. Già sul finire del VII secolo d.C., l’area è ampiamente incolta e mentre boschi ed acque si riappropriano del territorio l'area è totalmente priva di presenze umane.

 

Area archeologica di Veleia
Strada Provinciale 14, località Veleia Romana - Lugagnano Val d'Arda (PC)

aperta tutti i giorni dalle 9 alle 19

Il municipium di Veleia fu fondato in seguito alla conquista romana del II secolo a.C. nel cuore del territorio della tribù ligure dei Veleiates o Eleates sul luogo del preesistente centro indigeno di cui sono testimonianza le tombe più antiche scoperte a nord-est del foro.
La città si sviluppò su un sistema di terrazze digradanti lungo la collina.
Il foro fu edificato su un ripiano artificiale ottenuto con un massiccio sbancamento. Pavimentato ai tempi di Augusto in lastre di arenaria da Lucio Licinio Prisco, uno dei massimi magistrati locali, è circondato su tre lati dai resti di un portico su cui si aprivano botteghe e ambienti a destinazione pubblica. Un imponente ingresso a duplice prospetto tetrastilo, inserito nel colonnato del foro, ne consentiva l’accesso dalla terrazza più bassa.
A sud il complesso era chiuso dalla basilica, edificio a navata unica, dove addossate alle pareti di fondo si levavano le dodici grandi statue in marmo di Luni raffiguranti i membri della famiglia giulio-claudia, trasferite già nel Settecento nel Ducale Museo di Antichità, oggi Museo Archeologico Nazionale di Parma.
A monte, i resti dei quartieri di abitazione meridionale e di un edificio termale sono sovrastati dalla terrazza su cui si erge -fin dal medioevo- la pieve dedicata a S. Antonino.
Patrimonio culturale della regione fin dal 1760, quando il Duca di Parma don Filippo di Borbone ne avviò l’esplorazione a seguito del ritrovamento casuale (nel 1747) dell’iscrizione bronzea della Tabula Alimentaria traianea, e da allora oggetto di scavi e ricerche, Veleia è oggi uno dei centri archeologici più importanti dell’Italia settentrionale

 

Palazzo Costabili detto di Ludovico il Moro (sede del Museo Archeologico Nazionale)
Via XX Settembre 122 - Ferrara

aperto da martedì a domenica dalle 9.30 alle 19

Il Museo Archeologico Nazionale di Ferrara è situato nel cinquecentesco palazzo tradizionalmente attribuito al Duca di Milano Ludovico Sforza, detto il Moro, ma in realtà di proprietà di Antonio Costabili, segretario di Ludovico e personalità di spicco della corte del Duca Ercole I d’Este.
L'architetto e progettista Biagio Rossetti iniziò la costruzione dell'edificio nel 1500 e il cantiere vide all'opera illustri scalpellini della corte estense, fra cui Gabriele Frisoni, Girolamo Pasino e Cristoforo di Ambrogio, e magistrali pittori  dell'inizio del XVI sec., fra cui Benvenuto Tisi detto il Garofalo, Ludovico Mazzolino e l'Ortolano. Nel 1503 la costruzione passò alle cure di Girolamo Pasini e Cristoforo di Ambrogio da Milano ma nel 1504 venne definitivamente abbandonata e l'edificio rimase incompiuto.
Fulcro del palazzo è il cortile d'onore, completato solo su due lati e ornato da un doppio loggiato dalla ricca decorazione scultorea in pietra bianca, probabilmente opera di Gabriele Frisoni. Dello stesso è la scalinata di accesso al piano nobile, con alzate dei gradini decorate con motivi geometrici, delfini e palmette.
Le finestre del piano nobile, originariamente alternativamente aperte e cieche, creano un gioco di pieni e vuoti che ancora si può in parte apprezzare sulla facciata del palazzo su via Porta d'Amore. Il loggiato del lato meridionale del cortile d'onore prospetta su un vasto giardino.
All'incompiuto palazzo non manca la decorazione di una parte degli interni tra cui va menzionata l’Aula Costabiliana, o “Sala del Tesoro”, magistralmente affrescata in stile mantegnesco da Benvenuto Tisi, detto il Garofalo, tra il 1503 e il 1506.
Dopo alterne vicende e vicissitudini, il palazzo fu acquisito nel 1920 dallo Stato che quindici anni dopo vi inaugurò il Museo Archeologico Nazionale, uno dei più importanti al mondo per la ceramica attica a figure rosse.
Palazzo Costabili è un edificio di indescrivibile bellezza. Tra i caratteri di questa splendida residenza rinascimentale risultano dominanti il colore dei materiali impiegati, l'armonia delle forme, l'accogliente ed ampia corte che, tramite il porticato, si apre sul giardino, gli squisiti ornamenti dello scalone, la fuga di sale e lo spazioso corridoio al piano nobile, i soffitti lignei e i cicli di affreschi che decorano tre delle sale del piano terreno.
Lo stesso giardino neorinascimentale, recentemente restaurato, rappresenta l'unico esempio compiuto entro le mura estensi, di giardino formale storico sopravvissuto a Ferrara

 


Importante. Come previsto dal concorso, si potranno fotografare liberamente questi monumenti, rendendo le immagini disponibili al pubblico mediante licenza Creative Commons, fermo restando il vincolo da parte del Ministero dei beni e delle attività Culturali e del turismo alla sola riproduzione senza scopo di lucro, per finalità di studio, ricerca, libera manifestazione del pensiero o espressione creativa, e promozione della conoscenza del patrimonio culturale, così come previsto dal DL 83 del 31/05/2014 convertito in Legge 29 luglio 2014, n. 106