IL POTERE E LA MORTE.
Aristocrazia, guerrieri e simboli
mostra
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Comunicato stampa

Erano villanoviani di rango, “uomini eccellenti” che, in vita e in morte, manifestavano ai vari livelli della vita sociale il proprio rango e il proprio potere politico, religioso e militare. Sono loro, e i prestigiosi corredi delle loro tombe, i protagonisti della mostra “Il Potere e la Morte. Aristocrazia, guerrieri e simboli” al via dal 12 aprile 2006 al Museo Civico Archeologico di Verucchio.
La mostra, che riprende i temi affrontati con lo studio della Tomba del Trono, è incentrata sulla figura maschile con l’intento di tratteggiare in modo sintetico ma efficace i caratteri essenziali di questa componente della società verucchiese della prima età del Ferro.

Tavolino di legno a tre gambe figurate (dalla tomba B/1971)
Tavolino di legno a tre gambe figurate (Tomba B/1971)

Punto di partenza sono naturalmente le manifestazioni funerarie che, per quanto mediate culturalmente e legate a precisi vincoli rituali, restano l’immagine più evidente e diretta che possediamo delle società antiche, specie per le fasi protostoriche. È attraverso tali manifestazioni che i componenti di queste società comunicavano e trasmettevano ai contemporanei il proprio status all’interno della comunità, cercando al contempo di proiettare un’immagine di se stessi capace di influenzare e condizionare il contesto socio-politico di appartenenza: di qui il titolo scelto, “Il Potere e la Morte”.
Il percorso espositivo prevede una selezione ragionata dei materiali provenienti dai contesti prescelti, distinti per categorie funzionali ed esposti in un virtuale contesto quotidiano che sarà realizzato anche avvalendosi di effetti visivi creati appositamente per suggerire ambientazioni e atmosfere vicine alla realtà antica. Verranno affrontati, in distinte sezioni tematiche, gli aspetti che maggiormente caratterizzavano le figure maschili di rango nella società verucchiese: l’abbigliamento, il banchetto e la guerra.
A conclusione della mostra si tornerà sul tema funerario in senso più stretto unificando concettualmente i materiali esposti attraverso un contesto tombale esposto integralmente. Ciò avrà il duplice obiettivo di riportare il visitatore alla concretezza del dato archeologico -così come si presenta al suo rinvenimento- e di concludere l’itinerario tematico proposto, focalizzando l’attenzione sul rituale funerario e su come, e con quali significati, i simboli del rango e del potere entrano in gioco in questo contesto. A tal fine è parso logico valorizzare la già esistente esposizione della Tomba del Trono (89/1972 Lippi), integrandola al percorso della mostra -di cui diventerà la naturale conclusione- e arricchendola di un temporaneo apparato didascalico volto a chiarire al visitatore i passaggi concettuali sopra esposti.
Con questa mostra il Museo Archeologico di Verucchio apre al pubblico la restaurata Chiesa di S. Agostino che, attigua e comunicante con il museo stesso, lo arricchisce di un nuovo spazio particolarmente adatto alla realizzazione di esposizioni temporanee. Si coglierà l’occasione per mostrare, per la prima volta, materiali eccezionali provenienti da alcuni fra i più importanti contesti tombali di Verucchio e recentemente restaurati con il contributo dell’IBC (Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della regione Emilia-Romagna), oltre ad alcuni oggetti frutto della campagna di scavo effettuata dal 13 giugno al 30 settembre 2005, selezionati in base alla loro attinenza con il tema della mostra. Si tratta di sepolture pertinenti ad individui di alto rango connotati come guerrieri dai prestigiosi oggetti che componevano i loro corredi funerari.

Tomba 89/1972, Lippi: particolare del Trono
Tomba 89/1972, Lippi: particolare del Trono. Museo Civico Archeologico di Verucchio

Verucchio: aristocrazia, rango e ruoli in una comunità dell’età del ferro
Verucchio domina un territorio, collegato all’Etruria dal corso del fiume Marecchia di cui Rimini rappresenta l’accesso al mare, fondamentale sia per l’utilizzazione delle risorse, sia nel quadro delle relazioni tra l’Egeo, la penisola italiana e l’Europa continentale.
Sono state rinvenute circa 500 sepolture, collocabili in un arco di tempo compreso tra il IX e il VII secolo a.C. Le caratteristiche delle tombe e dei corredi permettono di distinguere ruoli differenziati in relazione al rango, al sesso e all’età. I personaggi eminenti assumevano ruoli che univano il potere civile, militare e religioso. La funzione guerriera rivestiva notevole importanza, come in tutte le società dell’età del ferro italiana. D’altro canto anche alle donne erano attribuiti ruoli di prestigio e certamente non limitati all’ambito domestico.
Tipica di Verucchio è una forte capacità di fare propri, rielaborandoli, spunti di diversa provenienza, con precise scelte che riguardano ambiti strettamente connessi alla consapevolezza di sé da parte della comunità.
Alla fine del VII secolo a.C. nell’Adriatico si realizzano nuovi equilibri, con una ristrutturazione delle reti di scambio dovuta alla presenza greca: Verucchio non sembra essere stata in grado di rispondere alla sfida e mantenere un ruolo di rilievo. Non si realizza infatti il passaggio ad una struttura urbana, mentre il controllo del territorio si sposta verso la costa ed assumono nuova rilevanza altre direttrici e centri come Covignano (più vicino al mare), verso i quali si manifesta anche un rinnovato interesse dall’Etruria tirrenica. A Verucchio rimane tuttavia frequentata un’area sacra sul pianoro di Pian del Monte, che rappresenta forse una sorta di “luogo della memoria” ancora importante per le genti che vivono sul territorio o che vi arrivano da lontano.
L'abbigliamento e il costume
Gli oggetti ritrovati nelle tombe a incinerazione, attraverso il confronto con altre realtà in cui il rito dell’inumazione permette di conoscerne la collocazione, forniscono un’immagine di quello che doveva essere il “costume” reale delle popolazioni antiche anche se non consentono di ricostruire con certezza quello d’uso quotidiano. Nell’ampio periodo di sviluppo delle necropoli verucchiesi è possibile ipotizzare un’evoluzione dell’abbigliamento, sia nei suoi elementi costitutivi che in relazione alla complessità ed alla ricchezza: si coglie, anche nei corredi di tombe coeve, un’articolazione che poteva corrispondere a diverse classi di età o a ruoli differenti svolti in vita dai defunti. Il rituale della “vestizione” dell’ossuario utilizzava fibule, cinture ed oggetti di ornamento anche nella rappresentazione simbolica del defunto, organizzata sopra ed intorno al cinerario. Il consistente numero di fibule e ornamenti presenti nelle tombe delle donne sembra riflettere una maggiore complessità del costume femminile rispetto a quello maschile. Tuttavia nella Tomba del Trono (maschile) l’eccezionale conservazione dei mantelli in lana ha permesso di ricostruire, attraverso l’osservazione dei fori nel tessuto, la posizione delle fibule che ornavano e chiudevano le vesti del defunto, dimostrando che questi indumenti preziosi non erano destinati esclusivamente ai riti funerari, ma che, prima di essere deposti nelle tombe, erano stati indossati nella vita reale.

Gli oggetti di ornamento e funzionali all’abito

Fibula in ambra
Fibula in ambra

L’importanza della produzione di oggetti per l’abbigliamento è testimoniata a Verucchio da una grande varietà di fibule, spilloni, affibbiagli, bottoni, cinture, pettorali, pendagli, lamelle e perline da applicare sulle vesti. Gran parte di questi sono realizzati in bronzo, ma sono utilizzati anche l’osso, il vetro, in qualche caso l’oro ed una grande quantità di ambra, che veniva applicata su supporti di metallo, osso, oppure accostata al vetro per costruire fibule, fibbie, pendenti di orecchino, collane, monili. Nelle tombe femminili le fibule costituiscono in molti casi “parures” di coppie identiche, che forse venivano disposte sulle spalle o sulle braccia per chiudere le vesti. Oltre che dalle fibule il costume femminile è caratterizzato dall’uso di ornamenti da indossare: cinturoni, pettorali e orecchini con dischi pendenti, collane d’ambra e di vetro e più raramente braccialetti. Anche dalle tombe maschili provengono numerose fibule, le più preziose ed appariscenti sempre rappresentate in esemplari singoli, usati forse per ornare un mantello o allacciare un abito. Il ritrovamento in alcune sepolture di combinazioni di fibule serpeggianti ed affibbiagli, unitamente ai resti di abiti, ci inducono a ricostruire un costume maschile con tunica e mantello allacciato su di una spalla, secondo un’iconografia ben nota in ambiente etrusco.
Introduzione al tema del Banchetto
I corredi funerari delle sepolture di Verucchio contengono numerosi riferimenti ad una delle prassi usanze aristocratiche per eccellenza: il banchetto. Caratteristico di molte società del vicino oriente antico, questo costume giunge alle civiltà italiane della prima età del ferro tramite il contatto con la cultura greca. I membri della emergente aristocrazia trovavano nel consumo comune di cibo e bevande un momento fondamentale di riconoscimento del proprio ruolo sociale e di ostentazione di questo ruolo nei confronti di tutta la popolazione.
Si tratta di un vero e proprio rituale, in cui gli alimenti a maggiore valenza simbolica sono rappresentati da carne e vino, che nei tempi più antichi venivano consumati stando seduti su troni, spesso dotati di poggiapiedi, in seguito su lettini in posizione sdraiata.
Sia il vino che la carne erano di uso assai raro nel mondo antico; il loro consumo restava legato a momenti particolari, quali festività ricorrenti di tipo religioso o civile e, soprattutto, alle cerimonie funerarie, durante le quali i familiari del defunto dovevano riaffermare la loro posizione all’interno dell’aristocrazia, nonostante il vuoto di autorità lasciato dalla perdita di un componente importante del nucleo familiare.
Vasellame da banchetto in bronzo e ceramica
Nei corredi funerari di Verucchio il riferimento materiale al rituale aristocratico del banchetto è manifestato dalla presenza di numerosi vasi in ceramica e bronzo ad esso legati.
Al consumo di bevande alludono le tazze -presenti in gran numero, soprattutto a due manici- e i grandi vasi in bronzo -come le ciste e le situle- che certamente servivano a contenere liquidi da attingere, essendo di norma rivestite in materiali organici, quali cuoio o legno, che le rendevano impermeabili.
Vasellame rinvenuto negli scavi 2005Funzionali alla presentazione ed al consumo di cibi solidi erano le scodelle e i piatti su alto piede; all’interno di questi è frequente trovare, in fase di scavo, resti di ossa animali, a conferma del loro uso per contenere porzioni di carne.
Non di rado, anche se in minor numero, sono presenti grandi vasi ceramici come olle e doli, più legati alla conservazione e alla preparazione dei cibi che non al banchetto vero e proprio.
Tra le ceramiche si coglie talvolta una caratterizzazione di stile e decorazione, tanto da individuare nelle singole sepolture veri e propri servizi; non è da escludere che i diversi gruppi aristocratici verucchiesi tendessero così a distinguersi gli uni dagli altri commissionando ai vasai produzioni “personalizzate”.
Gli arredi in legno della tomba B/1971 Strada provinciale Marecchiese 15 bis
Alcune tombe di Verucchio, grazie alle particolari condizioni di umidità del terreno, hanno restituito oggetti d’uso e vari tipi di mobili in legno che di norma -data la deperibilità del materiale- non vengono ritrovati. Si tratta di preziosi manufatti che facevano parte dei corredi delle sepolture più ricche, appartenenti ad individui che occupavano un ruolo privilegiato all’interno della comunità.
In particolare la Tomba B/1971 Strada Provinciale Marecchiese 15 bis era una grande sepoltura a camera coperta da un robusto tavolato: entro un dolio di terracotta era deposta una grande situla in bronzo, contenente i resti cremati del defunto, avvolta in un mantello e chiusa da un coperchio a disco in legno decorato da figure di guerrieri e mostri realizzati con laminette metalliche applicate su un tessuto.

Decorazione a figure di mostri e guerrieri, in laminette metalliche applicate su tessuto
Decorazione a figure di mostri e guerrieri, in laminette metalliche applicate su tessuto

Nella camera, arredata come una sala da banchetto, si trovavano un trono ligneo, del quale si conservano solamente alcuni frammenti dello schienale ornato da motivi geometrici, uno sgabello per i piedi, legato funzionalmente e simbolicamente al trono, ed almeno due tavolini-tripodi, uno dei quali si distingue per l’esuberanza dell’ornato delle gambe, forse di significato simbolico. Con la decorazione a giorno di altri mobili, di cui non è possibile precisare la struttura, sono da mettere in relazione alcuni elementi in legno configurati in statuine umane.

Ierogamia (?) o matrimonio sacro
Ierogamia (?) o matrimonio sacro

La figura si copre il volto con le mani
La figura si copre il volto con le mani

Del corredo fa parte infine anche una piccola pisside, della quale si conservano la base e il coperchio in legno, entrambi privi di decorazione.
Gli arredi e le suppellettili descritti, opera di abili artigiani locali, trovano ispirazione in modelli del vicino oriente e dell’Etruria tirrenica, nel cui ambito è possibile stabilire confronti molto puntuali con esemplari metallici e in pietra.
La guerra
Nelle società dell’età del ferro italiana la guerra e l’organizzazione militare avevano un’importanza centrale: gli eventi bellici erano frequenti anche se, per lo più, dovevano essere limitati ad una portata locale.
A Verucchio l’accentuazione del ruolo militare dell’aristocrazia è denunciata dalla presenza di armi  -non di rado costose ed elaborate- nella maggior parte delle sepolture maschili ed è presumibilmente legata alla situazione di relativo isolamento di questo insediamento sull’Adriatico, che doveva costituire con il suo territorio di influenza una sorta di enclave all’interno di un’area dominata dagli italici. La bellicosità della comunità verucchiese era determinata dalla necessità di difendere il proprio territorio nella sua graduale espansione e di mantenere il controllo dei traffici che lo attraversavano -in particolare il commercio dell’ambra baltica- che rappresentavano per questo insediamento la fonte primaria di fortuna economica e di sviluppo: vigilando sul territorio e mantenendone la sicurezza con le armi, era possibile conservare la propria ricchezza.
Anche l’ideologia funeraria, che è alla base sia delle modalità rituali sia della scelta degli oggetti di corredo, influenza a Verucchio l’abitudine di deporre armi nelle tombe maschili: la primaria necessità di sottolineare il ruolo del defunto portava a metterne in risalto la funzione guerriera.

Manico di coltello (dalla tomba G/1988)
Manico di coltello (Tomba G/1988)

Le armi da combattimento e da parata dai contesti verucchiesi
A Verucchio una percentuale molto alta di tombe maschili presenta armi sia da difesa sia da offesa. Alle armi funzionali -che variano, col passare del tempo, in base al ruolo del guerriero ed alle tecniche di combattimento- si affiancano armi da parata o simboliche che concorrono, insieme ad altri oggetti presenti nella tomba (elementi di carro, scettri, insegne), a qualificare l’alto rango del defunto, esponente dell’élite dominante.
Nel corso dell’VIII secolo a.C. accanto a guerrieri dotati di una sola lancia in ferro o di due lance in ferro, di misure differenti o in combinazione con il giavellotto, si distinguono guerrieri che esibiscono il coltello, singolo o doppio, a lama sinuosa con fodero provvisto di terminazione a dischi o a sfere. In questa fase è largamente diffusa anche l’armatura composta da lancia e coltello, a cui risulta in alcuni casi associata la spada lunga in bronzo. Mancano le armi difensive, presumibilmente realizzate in materiale deperibile.
Tra la fine dell’VIII e l’inizio del VII secolo a.C. sono documentate armature più complesse: a lance e coltelli si affiancano spade corte in ferro con foderi, di norma riccamente decorati, e asce, attestate sia singolarmente sia combinate, spesso ornate da cerchielli, che possono anche assolvere una funzione esclusivamente simbolica o rappresentare un’insegna di rango. Per contrassegnare le tombe di guerrieri di particolare prestigio si aggiungono al corredo alcune armi difensive in bronzo: elmi conici, ad alta cresta con speroni o a calotta composita, che lasciano il volto e le orecchie libere, e scudi rotondi arricchiti da una complessa decorazione a sbalzo.

Elmo in bronzo decorato a sbalzo
Elmo in bronzo decorato a sbalzo

Carri e bardature
Nelle tombe di Verucchio gli elementi di carri e bardature, solitamente combusti e deposti assieme al resto del corredo, erano ritenuti di stretta pertinenza del defunto. In ambito etrusco e italico il carro aveva la funzione di segnalare il rango degli individui. Esclusivo di pochissime tombe maschili è il carro da guerra (currus) che certamente non doveva avere utilizzo reale in combattimento ma  poteva forse indicare sia il rango che un ruolo particolare del defunto. Più frequente è il carro da trasporto (carpentum) che assume, nel caso specifico della élite aristocratica verucchiese, un significato particolare legato al controllo di un territorio non urbanizzato, alla proprietà delle terre e del bestiame. La presenza del carro da trasporto, rivelata talvolta solo dalle bardature dei cavalli (morsi, passacinghia, sonagli), risulta particolarmente numerosa nelle tombe femminili: è questo uno dei segnali, insieme alla ricchezza e alla presenza di altri oggetti simbolici (come le asce), del ruolo particolare svolto dalle donne nella società villanoviana di Verucchio. Le specifiche forme e tipologie di carri e bardature testimoniano inoltre, come altri prodotti di artigianato specializzato, l’inserimento di Verucchio in un circuito di contatti e relazioni che esce anche dai confini italici.
“Il Potere e La Morte”: significati e simboli del rango e del potere nei contesti funerari
Rituali funerari, struttura delle tombe e composizione dei corredi rappresentano un sistema di comunicazione utilizzato per mettere in evidenza ruoli differenziati in relazione al rango, al sesso e all’età. Esprimerli significava affermarne l’esistenza ma anche inserirsi nelle dinamiche interne alla comunità per la loro gestione. La funzione guerriera, come in tutte le società dell’età del ferro italiana, rivestiva notevole importanza pur manifestandosi in modi assai differenti nei diversi contesti. A Verucchio la maggior parte delle tombe maschili presenta armi, con una evidente distinzione tra coloro che hanno solo armi da offesa (asce, lance, daghe, coltelli e spade) e i pochi a cui spettano anche elementi da difesa (elmi, scudi). Alcuni personaggi di altissimo rango, come il “Signore della Tomba del Trono”, oltre al carro da guerra e alle armi da parata (elmi, daghe), possiedono tombe sontuose e insegne di rango che esulano dalla sfera militare. I ruoli dei personaggi eminenti riguardavano insieme il potere civile, militare e religioso, come dimostrano gli oggetti particolari, talvolta frutto di relazioni anche con paesi lontani, i quali risultano deposti nelle tombe con precise modalità rituali: asce e coltelli cerimoniali, abiti ricamati, gioielli in ambra e oro, arredi in legno.
Materiali dai nuovi scavi

Nell’estate 2005, dopo quasi 20 anni dagli ultimi interventi, sono stati ripresi gli scavi nelle necropoli villanoviane di Verucchio. L’area prescelta è collocata al di sotto e in prossimità di un tratto della Strada Provinciale Marecchiese, nelle immediate vicinanze di altri nuclei di tombe relativi alla necropoli Lippi, già teatro negli anni passati di scoperte eccezionali, tra cui la ricchissima Tomba del Trono. Si intende così completare il quadro di questo importante sepolcreto utilizzato dagli antichi abitanti di Verucchio nel periodo di maggior fioritura e di maggior complessità sociale della loro civiltà, tra la seconda metà dell’VIII  e la prima metà del VII secolo a.C.
È proprio questo l’arco cronologico in cui si collocano le 22 sepolture -tutte a cremazione- individuate durante la prima campagna. Sedici di queste sono già state scavate per intero: si tratta di nove tombe femminili e cinque maschili, a cui se ne aggiungono due prive di indicatori certi di genere. Nella maggior parte dei casi la struttura delle sepolture era costituita da grandi vasi ceramici (dolî), che contenevano sia gli ossuari con i resti cremati del defunto che gli oggetti e gli ornamenti che ne costituivano il corredo funerario.
Di particolare interesse si sono rivelate le cinque tombe maschili, tutte di guerriero, ricche di armi in bronzo e ferro quali lance, coltelli, pugnali e in quattro casi elmi. In una di queste, la Tomba 22, gli elmi erano addirittura due, uno deposto integro nel corredo e l’altro indossato dal defunto durante la cremazione e rinvenuto in frammenti deformati dal fuoco frammisti alle ceneri e ai resti ossei.
Sono proprio questi i materiali che si è deciso di esporre in questa occasione, per la loro stretta relazione con il tema della mostra. Compaiono ad esempio elmi di tipi e fogge non ancora noti a Verucchio, come quello a calotta composita della Tomba 9, con l’interno in vimini conservato, o quello a cresta corta della Tomba 2, molto simile ad esemplari villanoviani dell’Italia centrale.
Si sono scelti quindi oggetti che vanno ad integrare il quadro già complesso e articolato della componente maschile guerriera di questa comunità villanoviana, definendone in modo ancora più puntuale l’importanza come struttura portante della società e la ricchezza di relazioni e contatti con le principali realtà dell’Italia centro-settentrionale nella prima età del ferro.

Scavi 2005: la belva in bronzo

Scavi 2005: 12 delle 28 testine in bronzo, forse applicate su un coperchio in legno

Scavi 2005: la belva e 12 delle 28 testine in bronzo, forse applicate su un coperchio in legno


Promosso da: Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna e Comune di Verucchio con il sostegno della Provincia di Rimini, Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, Raytalk e Gruppo Hera
Quando: dal 13 aprile 2006 al 6 gennaio 2007
prorogata fino al 15 aprile 2007
inaugurazione il 12 aprile 2006
Orari: dal 13 aprile al 30 settembre 2006
tutti i giorni 9,30-12,30 e 14,30-19,30
  dal 1 ottobre al 31 marzo 2007
sabato 14,30-18,30
domenica e festivi (tranne Natale e Capodanno) 10-13 e 14,30-18
Per gruppi e scolaresche: aperto tutti i giorni previa prenotazione telefonica allo 0541 670222
dal 1 al 15 aprile 2007
tutti i giorni, inclusi i festivi, dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 19,30
Costo biglietto:

Intero: € 5,50
Ridotto: € 4,00 (da 8 a 14 anni; sopra 65 anni; possessori biglietto Rocca Malatestiana di Verucchio)
Ridotti scuole: € 3,00 (comprendente ingresso e percorso didattico guidato a mostra e Museo)
I gruppi di almeno 15 persone possono concordare il costo del biglietto a seconda della visita e del tipo di guida desiderato
N.B. Il costo del biglietto include in ogni caso la visita alla mostra ed al Museo Civico Archeologico

Prenotazione: 0541.670222
Città: Verucchio
Luogo: Museo Civico Archeologico
Indirizzo: Convento di S. Agostino
Provincia: Rimini
Regione: Emilia-Romagna
Informazioni: Ufficio IAT  Verucchio, da lunedì a venerdì dalle 9 alle 13
Telefono: 0541.670222
Fax: 0541.673266
E-mail: iat.verucchio@iper.net