L'interessante saggio di Francesca Cenerini, Donne emiliane (e romagnole) in età romana, descrive in modo ampio la condizione femminile nella nostra regione al tempo dei romani. Per loro, la "donna perbene" realizzava la propria missione sposandosi e avendo figli; doveva avere un comportamento conveniente e morigerato, in pubblico non poteva parlare e le sole attività a cui poteva dedicarsi erano le faccende domestiche e la filatura della lana.
Che poi le donne antiche non abbiano sempre rispettato questa immagine ma abbiano, nella realtà, potuto vivere in maniera piuttosto diversa da questo modello ideale è attestato da numerosi scrittori, a cominciare dal sarsinate Plauto che descrive donne economicamente abbienti e talora aggressive.
Se l'ideologia dominante invitava alla moderazione, se casa e famiglia restavano l'ambito primario della collocazione femminile, le fonti antiche, soprattutto le iscrizioni, parlano di donne che si erano ritagliate ampi spazi sia nella gestione di ricchezze che nello svolgimento di attività in ambito pubblico, soprattutto cittadino.
Nel Museo Archeologico Sarsinate, mogli, madri, compagne, liberte o sorelle compaiono, in relazione ai propri legami familiari, come dedicanti o dedicatarie di numerose iscrizioni, per lo più funerarie e in qualche caso di carattere onorario o sacrale. Citiamo Secunda, che il marito Lucio Sarsinate Trasileo definisce pia, virtuosa, casta e santissima, o la piissima Isiade, così ricordata dalla sorella Italica o la sacerdotessa Cameria Saturnina, caso raro tra le lapidi sarsinati di defunta che compare da sola, non ricordata da alcun familiare.
Decine di iscrizioni che, dalla fine del I sec. a.C. alla fine del II sec. d.C., rappresentano un universo femminile che va dal modello ideale (matrimonio, maternità, orizzonte domestico) alla reale condizione delle donne, almeno di quelle a cui il ceto economico e sociale di appartenenza avevano aperto opportunità diverse.
In ogni caso donne che donarono, non solo in termini affettivi e morali ma anche materiali come nel caso della sacerdotessa Cetrania Severina, nobildonna emancipata che ha potuto dettare precise disposizioni testamentarie, gestendo liberamente il proprio denaro. Di qui -volendo giocare con un modo di dire diffuso- il titolo della visita guidata gratuita, promossa dalla direzione del Museo Archeologico Sarsinate, che l'ispettore onorario per l'archeologia Piergiorgio Pellicioni condurrà in occasione della Festa della donna, l'8 marzo 2007, con inizio alle ore 18.
Pur illustrando l'intera collezione conservata nel museo, la visita si soffermerà con più attenzione sulle epigrafi dove è espressa la condizione femminile antica, ideale o reale, e che forniscono una serie di informazioni ben precise.
Punto di partenza è certamente la base funeraria di Cetrania Severina, datata alla prima metà del II secolo d.C., proveniente da rinvenimenti fortuiti seicenteschi ma certo pertinente alla necropoli romana di Pian di Bezzo nei pressi di Sarsina. Di forma parallelepipeda, il monumento in marmo cipollino fu posto dal marito Tito Bebio Gemellino, augustale, a memoria della moglie Cetrania Severina figlia di Publio, sacerdotessa della diva Marciana. La dedica funeraria è incisa sulla fronte mentre sul lato destro è raffigurata la defunta nella sua funzione di sacerdotessa, con il capo velato e, ai suoi piedi, la cista contenente gli oggetti di culto.
D(is)
M(anibus).
Agli Dei Mani. |
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Ma è sul lato sinistro che è inciso un documento di importanza fondamentale, il seguente paragrafo del suo testamento
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Caput ex testamento |
Un paragrafo del testamento di
Cetrania Severina inciso sul lato sinistro della base funeraria
(Museo Archeologico Sarsinate)
Paragrafo del testamento di Cetrania Severina: ai collegi dei dendrofori, fabbri e centonari del municipio di Sarsina voglio che siano dati 6.000 sesterzi e mi affido alla vostra "onestà" collegiale affinchè con i proventi della rendita di 4.000 sesterzi ogni anno il 12 giugno, il giorno del mio compleanno, venga distribuito dell'olio a ciascuno di voi e i proventi della rendita di 2.000 sesterzi vengano impiegati per adempiere al mio culto funerario. Mi affido alla vostra "onestà" affinché così sia fatto
Come leggiamo sul suo monumento funebre -scrive ancora Francesca Cenerini- Cetrania Severina decise in prima
persona di fare una cospicua donazione testamentaria, istituendo una fondazione
per fornire beni di consumo ai suoi concittadini -in questo caso olio, nel mondo
antico fondamentale per l'illuminazione- e per ricevere onoranze funebri.
Come si evince dalla lettura della clausola testamentaria, Cetrania affida alla
fides -si potrebbe dire
all'onestà- delle organizzazioni collegiali sarsinati dei dendrophori,
fabri e centonari (sorta di associazioni di lavoratori ante litteram,
incaricati anche di compiti istituzionali a tutela della collettività, ad
esempio in caso di incendi) una somma cospicua, 6.000 sesterzi, equivalenti, per
avere un termine di riferimento, alla rendita annuale di un decurione
(comandante di una decuria di cavalieri romani) di una città di medie
dimensioni.
La rendita del capitale investito servirà per una parte (4mila sesterzi, cioè i
2/3) a distribuire dell'olio gratuitamente a tutti i membri dei collegi ogni
anno per festeggiare la ricorrenza del suo compleanno, mentre la parte restante
dovrà
essere impiegata per adempiere al suo culto funerario. In effetti, le indagini
archeologiche nella necropoli di Pian di Bezzo di Sarsina hanno rilevato tracce
precise di culti funerari (oggetti per le libagioni, residui di elementi
floreali e offerte alimentari ai defunti, eccetera) ad ulteriore conferma
dell'importanza del sepolcro pagano e delle pratiche cultuali connesse, nella
speranza di una sopravvivenza nella memoria dei posteri.
Cetrania, in virtù della sua posizione economica e sociale, riveste un ruolo
pubblico all'interno della comunità: è una sacerdotessa del culto imperiale,
nella fattispecie di Marciana, sorella maggiore dell'imperatore Traiano,
divinizzata dopo la morte (diva) nel 112 d.C., data che rappresenta
dunque un termine post quem per la datazione del monumento.
In età romana il sacerdozio, in particolare di membri della dinastia al potere,
era l'unica forma di carica pubblica concessa alle donne: nonostante gli indubbi
riconoscimenti in campo patrimoniale, ereditario e giuridico, alle romane non
furono mai concessi i diritti civili e politici, in particolare il diritto di
voto.
In occasione della Festa della Donna, il Museo Archeologico Sarsinate -dopo la normale apertura del mattino- riapre alle ore 17,50 per consentire la visita guidata; il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ripropone anche quest'anno l'iniziativa "La donna nell'arte" che prevede il biglietto omaggio per tutte le donne che l'8 marzo visiteranno i musei, monumenti e siti culturali statali.
Promosso da: |
Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna, direzione del Museo Archeologico Sarsinate |
Quando: | giovedì 8 marzo 2007 alle ore 18 |
Costo biglietto: |
intero € 2,00 - ridotto € 1,00 - ingresso gratuito per
tutte le donne |
Prenotazione: | nessuna |
Città: | Sarsina |
Luogo: | Museo Archeologico Sarsinate |
Indirizzo: | Via Cesio Sabino n. 39 |
Provincia: | Forlì-Cesena |
Regione: | Emilia-Romagna |
Telefono: | 0547.94641 |
Fax: | 0547.94641 |
E-mail: | Museo di Sarsina |
BIBLIOGRAFIA - Francesca Cenerini, Donne emiliane (e romagnole) in età romana, in Atti e memorie. Deputazione di Storia Patria per le Province di Romagna, LII, 2002, pp 99-113