CONTESTUALIZZARE LA “PRIMA COLONIZZAZIONE”: ARCHEOLOGIA, FONTI, CRONOLOGIA E MODELLI INTERPRETATIVI FRA L'ITALIA E IL MEDITERRANEO
convegno dal 21 al 23 giugno 2012
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Un convegno organizzato, tra gli altri, da Valentino Nizzo, archeologo di questa Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna, affronta il tema molto discusso delle “prime colonizzazioni” dell’Italia peninsulare e insulare da parte di “Greci” e “Fenici” tra il IX e il primo quarto del VII secolo a.C.

Con l’adesione del Presidente della Repubblica e con il Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Ministero degli Affari Esteri

Contestualizzare la “prima colonizzazione”:
Archeologia, fonti, cronologia e modelli interpretativi fra l'Italia e il Mediterraneo

Contextualising “early Colonisation”:
Archaeology, Sources, Chronology and interpretative models between Italy and the Mediterranean

In memoria di David Ridgway

ROMA, VALLE GIULIA
Academia Belgica: Via Omero 8
Koninklijk Nederlands Instituut, Via Omero 6
British School at Rome, Via Gramsci 61

21-23 Giugno 2012

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Contestualizzare la “prima colonizzazione” (abbreviato CeC) è incentrato sul tema molto discusso delle “prime colonizzazioni” dell’Italia peninsulare e insulare da parte di “Greci” e “Fenici” tra il IX e il primo quarto del VII secolo a.C.
Il Mediterraneo nel corso dell’inizio del primo millennio a.C. è caratterizzato da una fitta trama di scambi e contatti commerciali e culturali che veicolano merci e idee fra il Levante, l’Egitto, Cipro, il mondo greco e l’Italia insulare e peninsulare. L’Italia, in questo periodo, è un crogiolo di culture, contraddistinte da entità socio-politiche che mutano e si evolvono più o meno repentinamente grazie anche al costante apporto di influssi esterni, favoriti dallo sfruttamento sempre crescente delle cospicue risorse minerarie dei distretti metalliferi toscani e sardi. Tali fattori contribuiscono all’accelerazione dei processi di aggregazione sociale e, poi, di urbanizzazione, fornendo i presupposti per la definizione di una cultura materiale che contraddistinguerà l’Italia, la Grecia, e tutta l’Europa occidentale nei secoli seguenti e che, fra i suoi tanti risvolti, avrà anche quello della diffusione della scrittura.

In tale contesto hanno luogo “fenomeni” come quello coloniale, il processo strutturativo delle poleis e lo sviluppo di grandi poli urbani come quello di Roma, il cui atto fondativo viene non a caso fatto coincidere dalla tradizione con il momento propulsivo del primo stanziamento dei Greci in Occidente, in un panorama storico, culturale ed economico in cui i contatti fra le diverse realtà sociali che popolavano il Mediterraneo hanno svolto un ruolo di primaria importanza, universalmente riconosciuto ma non sempre indagato nella sua complessiva problematicità. La “prima colonizzazione” è, dunque, un fenomeno fondamentale per la comprensione della storia e dell’archeologia dell’antico Mediterraneo e, per le ragioni sopra brevemente esposte, può essere considerata una delle radici e dei presupposti della moderna società europea.

Il tentativo recente di rivedere e, in alcuni casi, modificare drasticamente le cronologie tradizionali, nate dal confronto fra la documentazione letteraria e quella archeologica, se, da un lato, ha rinnovato l’interesse per tali questioni, dall’altro ha rivelato una significativa e profonda lacerazione fra l’analisi storica e la ricerca archeologica, la prima poco attratta dalla discussione e dalla riflessione critica dei dati materiali e la seconda troppo spesso condizionata da una eccessiva specializzazione che pregiudica la visione d’insieme dei fenomeni sopra descritti e, privilegiando un’ottica regionalistica, getta discredito sui dati della tradizione letteraria. Il confronto o, addirittura, lo stesso dialogo tra storici e archeologi è, per conseguenza, divenuto negli ultimi anni estremamente difficile, circostanza resa ancor più complessa dalla contrapposizione teorica e metodologica fra studiosi appartenenti a diverse scuole “nazionali”, poco inclini a trovare occasioni di incontro e troppo spesso propensi a porre in dubbio i “risultati” degli “avversari”.

Entro tale cornice si è venuta poi innestando una più vasta riflessione sulle stesse categorie terminologiche e concettuali legate alla “colonizzazione” e alla sua stessa percezione in termini storici, economici e culturali. Né è conseguita una generalizzata relativizzazione dell’intero fenomeno, volta a spogliarne l’interpretazione storiografica da preconcetti fondati su di un ottica distorta dalle esperienze moderne e contemporanee e da una prospettiva che, sempre di più, è andata rivelandosi occidentalistica ed eurocentrica. La “colonizzazione” è stata quindi oggetto di una massiva destrutturazione concettuale, finalizzata a recuperarne l’effettivo senso storico e contestuale. Questo ha comportato, in particolare, un maggiore approfondimento della dialettica tra “coloni” e “indigeni” e, soprattutto, dei processi di negoziazione, resistenza, plasmazione e/o ricodificazione culturale scaturiti da tali contatti. Tutto ciò ponendo in luce il ruolo attivo e/o anche “propulsivo” giocato dalle genti locali e, al tempo stesso, ridimensionando criticamente quello dei presunti “colonizzatori”, sempre più distanti da modelli inappropriati mutuati (più o meno inconsciamente) da scenari modernizzanti come quelli dei “conquistadores” americani o del colonialismo imperialista europeo o britannico.
Una complessa opera di “decolonizzazione” culturale tuttora in atto e lungi dall’essere compiuta, nel corso della quale la fase destruens ha finora prevalso su quella construens, scardinando concetti profondamente radicati nella coscienza storica comune, senza riuscire compiutamente a individuarne altri in grado di definire il reale nella sua complessità. Circostanza resa manifesta dalla stessa esigenza, presente anche in questo congresso, di virgolettare il termine “colonizzazione”, non essendo stato possibile finora individuare altri sostantivi in grado di rendere semanticamente e definire in modo concordemente riconosciuto tale fenomeno.

Lo scopo del convegno è l’analisi e la discussione della cronologia, delle fonti e della documentazione archeologica che costituiscono la base per l’interpretazione dei processi e delle modalità d’impatto della “prima colonizzazione” in Italia attraverso il confronto tra studiosi di fama internazionale distribuiti in 5 sessioni tematiche, ciascuna delle quali seguita da una approfondita discussione. Tra i fini che ci si propone vi è quello di rimarginare il gap esistente fra diverse scuole di pensiero dovuto a difformità di vedute ma anche a scarse occasioni di confronto diretto. Il convegno intende quindi, nello specifico, indurre al dialogo approcci e prospettive diversi sui temi della “colonizzazione” in Italia, sperando che il dibattito che ne scaturirà contribuisca al superamento di alcune delle principali contrapposizioni teoriche e ponga le basi per un nuovo dialogo. Da tale punto di vista il CeC costituisce una importante occasione di incontro e si ritiene, quindi, che possa dare un contributo alla ricerca scientifica sul Mediterraneo fra il IX e l’inizio del VII secolo a.C., rispondendo a una esigenza più volte lamentata da ricercatori di tutto il mondo.

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Editing di Carla Conti