VARCHI NEL TEMPO. FRA ARCHEOLOGIA E STREET ART 3D
dal 12 al 14 maggio 2017 a Modena
iniziativa legata alle celebrazioni dei 2200 anni dalla fondazione di Mutina romana
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VARCHI NEL TEMPO
Street art 3D e Archeologia a Modena

dal 12 al 14 maggio 2017
in Piazza Grande, Piazza Roma, Chiesa S. Biagio, Palazzo della Provincia e Palazzo Carandini

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Dal 12 al 14 maggio 2017, in cinque luoghi di Modena altrettanti street artist internazionali, Kurt Wenner, Leon Keer, Julian Beever, Eduardo Relero e Vito Mercurio, sfonderanno illusoriamente la pavimentazione della città attraverso la tecnica artistica dell’anamorfismo, per “svelare” i siti più significativi della città romana di Mutina, celata nel sottosuolo del centro storico. L’evento si svolge nell’ambito del programma di Mutina Splendidissima, dedicato alle celebrazioni dei 2200 anni dalla sua fondazione (www.mutinasplendidissima.it).
L'Anfiteatro (Kurt Wenner)Esiste una città romana sepolta sotto una coltre di argilla, collocata fra due fiumi che esondarono a più riprese nella tarda antichità, e che nel 2017 celebra i 2200 anni dalla sua fondazione: è Modena, l’antica Mutina definita da Cicerone splendidissima, della quale, grazie all’archeologia, si conoscono numerosi luoghi e monumenti sepolti.
Esiste un’arte sorprendente, definita street art 3D, che ha scelto la strada dell’anamorfismo per “ingannare” chi guarda le opere da una determinata posizione creando sprofondamenti illusionistici nel terreno. La tecnica risale al Rinascimento ed è stato Kurt Wenner, uno degli artisti in mostra, ad applicare per primo tecniche del ‘500, note ad artisti quali Leonardo da Vinci, a un’arte che utilizza la strada come una tela.
I Musei Civici di Modena hanno scelto di coniugare queste due realtà e dare vita a Varchi nel tempo, un evento unico nel suo genere, in cui la street art 3D fa rivivere il luoghi sepolti della città romana mettendo in comunicazione la città contemporanea con quella antica: le terme, le mura, l’anfiteatro, le domus, il capitolium di Mutina saranno visibili attraverso squarci aperti illusionisticamente nelle strade di Modena, che corrispondono anche ai luoghi più importanti della città moderna, come ad esempio Piazza Grande, Palazzo Ducale e Palazzo della Provincia.
La straordinarietà dell’evento è legata non solo all’inedito abbinamento fra street art 3D e archeologia ma anche all’occasione unica di vedere riuniti nella performance 5 artisti di fama internazionale, che per la prima volta operano tutti insieme.
L’evento è a cura di Cristiana Zanasi e organizzato da Alessia Pelillo – Museo Civico Archeologico di Modena.
Arte, per sua natura effimera, la street art 3D applicata alle pavimentazioni di strade e piazze della città, è passata negli ultimi anni dall’utilizzo dei classici gessetti colorati all’elaborazione digitale del disegno, poi stampato su materiale resistente e fissato al terreno.
Durante l’evento modenese, parte dell’esecuzione del disegno sarà realizzata dal vivo, durante un work in progress che durerà tre giorni, dal 12 al 14 maggio.
L’itinerario della street art sarà veicolato attraverso una pianta della città con l’indicazione dei “varchi nel tempo” presenti sulle strade e sulle piazze del centro storico.
Il percorso in città alla scoperta delle opere di street art sarà accompagnato dalla visita virtuale dell’antica colonia, realizzata da Altair4 Multimedia e scaricabile da smarthphone e tablet.

2200 anni lungo la Via Emilia
Il progetto, che riunisce le città di Modena, Reggio Emilia e Parma, è promosso dai tre Comuni, dalle Soprintendenze Archeologia, belle arti e paesaggio di Bologna e di Parma, dal Segretariato Regionale Beni, Attività culturali e Turismo, e dalla Regione Emilia – Romagna (www.2200anniemilia.it).

Foro di Mutina. Disegno di Riccardo Merlo
Il Foro di Mutina. Disegno ricostruttivo di Riccardo Merlo

I luoghi della città romana

Anfiteatro. Età imperiale
Nel 1940 sondaggi effettuati con una “trivella” nell’area compresa fra via Mondatora e via Canalino permisero di rilevare nelle zone cortilive all’interno degli edifici l’assenza di costruzioni fino a 6 metri di profondità. Negli scantinati si rilevò invece la presenza ininterrotta di manufatti in laterizi ad una profondità progressivamente decrescente, procedendo dalla strada verso l’interno degli edifici. Questa evidenza fu interpretata come un indizio dell’esistenza di strutture a gradoni riferibili alla cavea di un teatro o di un anfiteatro. L’ipotesi fu avanzata tenendo conto del particolare andamento di via Mondatora e via Canalino, chiaramente visibile in foto aerea, che permette di ipotizzare una preesistente grande struttura ovale, forse un anfiteatro. La possibile dimensione dell’edifico, circa m130 x 90, è stata ricavata anche sulla base del rinvenimento in via S. Geminiano, ad una profondità analoga a quella di via Mondatora e via Canalino, di un grosso muro con elementi architettonici, che potrebbe essere riferito alla parte meridionale dell’anfiteatro.
A sostegno dell’esistenza di uno o più luoghi per spettacoli a Mutina c’è un ironico riferimento di Marziale, poeta latino del I secolo d.C., che scrive: “Un ciabattino, o dotta Bologna, ti ha offerto dei ludi; un lavandaio a Modena li offerse: ora un oste dove li offrirà?”.
Suggestivi infine risultano due ritrovamenti da uno scavo in Piazza Grande, non lontano dal luogo del presunto anfiteatro: una tessera per ingresso a spettacoli in osso a forma di pesce con tre tacche verticali (il terzo settore dell’anfiteatro?) e un frammento di maschera teatrale.

Capitolium. Prima età imperiale
Il perimetro originario della città romana, esteso per circa 35 ettari, corrispondeva alla parte orientale dell’attuale centro storico. Il confine orientale correva lungo l’asse delle attuali vie Trento Trieste – Ciro Menotti, quello occidentale coincideva con il lato est di Piazza Grande. A sud il limite urbano coincideva con via Mascherella e a nord attraversava Piazza Roma.
All’inizio dell’età imperiale un’espansione demografica, probabilmente su tre lati del perimetro urbano, porta l’estensione di Mutina intorno ai 50 ettari.
Una serie di ritrovamenti nella parte più orientale del centro storico ha fatto ipotizzare la presenza del foro nella zona compresa fra viale Martiri della Libertà ad est, Rua Pioppa ad ovest, largo Garibaldi a nord, via Mascherella a sud.
Sul lato settentrionale del foro, in corrispondenza dell’attuale Chiesa di San Biagio, si doveva trovare il Capitolium, tempio della città, in posizione dominante e affacciato sulla via Emilia. Le dimensioni degli isolati modenesi e i confronti con altri capitolia dell’Italia settentrionale fanno pensare ad un edificio su un podio, circondato sui tre lati da portici larghi circa 8 m.
Il Capitolium era il tempio dedicato alla Triade Capitolina (Giove, Giunone e Minerva), sul modello del tempio edificato sul Campidoglio a Roma. La sua presenza indicava che la città era una colonia romana.

Terme. Prima età imperiale

Le terme nel bozzetto di Eduardo Relero
Palazzo della Provincia: Le Terme secondo Eduardo Relero

Il perimetro originario della città romana, esteso per circa 35 ettari, corrispondeva alla parte orientale dell’attuale centro storico. Il confine orientale correva lungo l’asse delle attuali vie Trento Trieste – Ciro Menotti, quello occidentale coincideva con il lato est di Piazza Grande. A sud il limite urbano coincideva con via Mascherella e a nord attraversava Piazza Roma.
All’inizio dell’età imperiale un’espansione demografica, probabilmente su tre lati del perimetro urbano, porta l’estensione di Mutina intorno ai 50 ettari.
Una serie di ritrovamenti nella parte più orientale del centro storico ha fatto ipotizzare la presenza del foro nella zona compresa fra viale Martiri della Libertà ad est, Rua Pioppa ad ovest, largo Garibaldi a nord, via Mascherella a sud.
Sul lato meridionale del foro, in corrispondenza dell’attuale Palazzo della Provincia, sono state individuate le tracce delle terme modenesi. Scavi eseguiti nel 1844-45 portarono infatti alla luce, alla profondità di 6m, una strada romana affiancata da edifici probabilmente riferibili a un impianto termale. Gli ambienti individuati sono stati interpretati come un calidarium e un tepidarium . Entrambi avevano il pavimento sostenuto da pilastrini per consentire il riscaldamento “a pavimento”. Un ambiente aveva il pavimento a mosaico, l’altro in marmo. Al di sotto della strada furono individuati un grande condotto fognario ed un complesso sistema di canalette di scolo ad esso collegato.
In età romana le terme, oltre a svolgere le funzioni degli attuali “centri estetici”, rappresentavano un luogo dove rilassarsi facendo bagni e esercizi ginnici, giocare e intrattenersi con gli amici. I frequentatori appartenevano a tutte le classi sociali ed erano indistintamente uomini e donne, giovanissimi e anziani.

Mura. Età repubblicana
Il perimetro originario della città romana, esteso per circa 35 ettari, corrispondeva alla parte orientale dell’attuale centro storico. Il confine orientale correva lungo l’asse delle attuali vie Trento Trieste – Ciro Menotti, quello occidentale coincideva con il lato est di Piazza Grande. A sud il limite urbano coincideva con via Mascherella e a nord attraversava Piazza Roma.
Gli scavi effettuati tra 2006 e 2007 in Piazza Roma hanno messo in luce, per una lunghezza complessiva di circa 100 m, una parte delle fortificazioni repubblicane della città romana. I tratti individuati avevano un’altezza massima di circa m 4,50, erano spessi m 3,50, realizzati interamente in mattoni. Il muro era costeggiato da una strada in terra battuta larga circa 3 m. Sulla strada si affacciava una domus della quale sono stati individuati un muro e un pavimento a mosaico sul quale è stato ritrovato il piano di un tavolino in pietra. Altri resti di mura furono ritrovati nel 1942, sempre in Piazza Roma, in seguito a scavi per la costruzione di rifugi antiaerei e nel 1930, a circa 8 m di profondità, nella zona dell’attuale Mercato Albinelli. Mutina fu un centro fortificato certamente dalla sua fondazione (183 a.C.) e probabilmente anche precedentemente poiché, come raccontano Livio e Polibio, tra le sue mura si rifugiarono nel 217 a.C. i triumviri incalzati dalla rivolta dei Galli Boi a Piacenza.

Domus. I-III secolo d.C.
I lavori effettuati nel 1964 per abbattere l’antico tribunale e costruire l’edificio che avrebbe ospitato la Cassa di Risparmio intercettarono i resti di una domus di età imperiale. In quegli anni di espansione edilizia il controllo sui recuperi archeologici non era sempre facile e anche a Modena si assistette ad una triste sequenza di distruzioni archeologiche, stigmatizzata da un articolo sul periodico Tuttomodena dell’ottobre 1964 che, riportando un’immagine degli scavi in Piazza Grande, titola: “Abbiamo perduto Mutina per sempre”.
In quell’occasione si potè recuperare, ad una profondità compresa fra 5 e 6 m, una porzione di mosaico, databile fra la seconda metà del I e l’inizio del II secolo d.C. e riferibile ad un ambiente di una domus. Il mosaico è conservato presso la sede centrale dell’attuale Rolo Banca.
Verosimilmente alla stessa domus sono riconducibili le strutture murarie, le pavimentazioni e i materiali recuperati nel corso dello scavo archeologico del 1985-1986, durante la realizzazione di un piano interrato della banca. In questa occasione venne trovata, ad una profondità compresa fra 6,50 e 7,20 m, una bonifica con anfore realizzata nella metà del I secolo d.C. La bonifica doveva colmare un corso d’acqua deviato per favorire l’espansione urbana nella parte occidentale della città. L’edificio fu in uso almeno fino alla fine del III secolo d.C. quando questa zona della città cominciò ad essere abbandonata. Tra il IV e il VI secolo l’area, ormai in rovina, venne destinata a necropoli, come testimonia il rinvenimento di una tomba a fossa semplice a metri 4,70 di profondità.


Biografie artisti
Kurt Wenner è l’artista statunitense più noto per l’invenzione di questa forma d’arte pavimentale illusionistica e interattiva tridimensionale. Il suo lavoro include opere a grande scala pittoriche, scultoree, decorative, installazioni 3D e di design architettonico per clienti pubblici e privati di oltre 30 paesi del mondo. Dopo una formazione artistica di stampo classico (Rhode Island School of Design e Art Center College of Design) e studi approfonditi di geometria che lo hanno portato a lavorare per la NASA come illustratore tecnico spaziale, è approdato a questa originale forma artistica ed ha abbandonato per lungo tempo gli Stati Uniti per vivere in Italia, seguendo la sua passione per l’arte classicistica. Da diversi anni tiene conferenze, corsi e dimostrazioni presso istituti d’arte e design internazionali (Art Center College of Design, Department of Defense Schools, Music Center of Los Angeles, Rhode Island School of Design), musei di diversi paesi (Carnegie Art Museum, National Museum of Singapore, San Juan Island Museum of Art, Santa Barbara Museum of Art, The National Gallery of Art, The Smithsonian Institution) e per gli Studi della Disney e della Warner Bros. E’ vincitore di numerosi riconoscimenti per il suo contributo al sostegno e alla diffusione dell’educazione artistica (Awarded The Kennedy Center Medallion, Golden Palette Award for remarkable service).
“Recreating Creativity, was given for Create 2012: Creativity in Education conference” è il più recente dei suoi contributi.

Leon Keer è un artista olandese che ha appreso le tecniche pittoriche lavorando sul design e la produzione di prodotti commerciali per multinazionali come la Coca-Cola. Ha eseguito opere su commissione in diverse parti del mondo: oltre all’Europa, negli Stati Uniti, Emirati Arabi e Australia. L’abitudine a lavorare su diversi tipi di supporto lo ha portato ad un interesse particolare per la sperimentazione di materiali e tecniche innovative. Le sue opere sono state esposte in diverse gallerie d’arte dei Paesi Bassi e del Regno unito. Il suo lavoro è stato presentato a numerosi festival artistici in Europa e negli Stati Uniti. Nel corso della sua carriera ha spesso presentato la sua arte sottoforma di live-action-painting performances. La sua abilità come street artist gli ha permesso di condividere il piacere della creazione artistica con il pubblico della strada. Oggi è considerato uno dei principali rappresentanti della street art anamorfica a livello mondiale.

Julian Beever è un artista britannico noto in tutto il mondo per le sue opere pavimentali, soprattutto illusioni anamorfiche, create con una particolare distorsione che conferisce l’impressione di tridimensionalità alle immagini guardate da un particolare punto di vista. La sua attività inizia dopo gli studi artistici all’Università come busker/artisti di strada in diversi paesi, dagli Stati Uniti all’Australia. Le sue prime illusioni anamorfiche risalgono ai primi anni ‘90, in seguito ha ricevuto commissioni private e pubbliche in molti paesi. Nel 2007 è comparso in 10 puntate televisive sull’arte « Concrete Canvas » (ElectricSky Productions) e nel 2011 è stato pubblicato il suo primo libro « Pavement Chalk Artist » (Firefly edizioni).
Le opere di Eduardo Relero sono concepite per interagire col pubblico e negli ultimi anni hanno fatto il giro del mondo, da New York a Roma, dal Messico al Giappone. Abbandonati gli studi accademici in favore di esperienze di arte di strada, negli anni ’90 dall’Argentina si sposta in Europa e arriva a Roma, dove può finalmente conoscere dal vero le opere di Tintoretto, Caravaggio e Veronese su cui si era formato, ed incontra altri street artists raccolti nella capitale. Cercando sempre di evitare i canali culturali più ufficiali, decide di raggiungere la Spagna ed inizia qui la sua relazione con l’anamorfismo. I primi esperimenti sono ben presto confluiti in un’arte illustrativa che parla della condizione dell’esistenza o di una situazione sociale, conferendo al suo lavoro una sensibilità narrativa che supera l’effetto visuale.

Vito Mercurio, nato nel 1985 a Battipaglia (SA), è uno dei pochi street artists anamorfici italiani. Dopo gli studi artistici alla scuola di Salerno, poi all’Accademia di Firenze e Napoli, inizia la sua carriera come “madonnaro” di strada per specializzarsi poi in street art anamorfica. Le sue opere sono state esposte in diverse città italiane e del mondo, tra cui Varsavia, Dubai, Burban e Sydeny. Ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti internazionali per la sua creatività e innovazione artistica. Nel novembre 2015 ha partecipato alla realizzazione di un’opera tridimensionale anamorfica di enormi dimensioni in California (a Venise), ascritta al Guinness dei primati, assieme a famosi artisti tra cui lo stesso Kurt Wenner e Leon Keer.