Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio per le province di Ravenna, Ferrara, Forlì-Cesena e Rimini, il Seminario Arcivescovile dell’Annunciazione di Ferrara e la Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara presentano i restauri dell'Aula Costabiliana, detta "Sala del Tesoro", a Palazzo Costabili, e delle "Sale del Garofalo", nel Seminario Vecchio. I lavori di restauro hanno interessato quelle che possono essere considerate tra le più belle volte affrescate ancora esistenti a Ferrara. I due cicli pittorici sono accomunati dalla mano di Benvenuto Tisi da Garofalo, detto il Garofalo, e si trovano in due distinti palazzi di Ferrara, Palazzo Costabili detto di Ludovico il Moro, sede del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara, e nel Seminario Vecchio, nelle cui sedi si articolerà l’evento.
Ferrara
Mercoledì 27 giugno 2007
ore 15.45
Palazzo
Costabili, detto di Ludovico il Moro,
Via XX Settembre 122
Ex Seminario Vecchio, Via Cairoli 32
Palazzo Costabili, sede del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara, Via XX settembre 122
Ore 15,45
- saluti di apertura di
Luigi Malnati, Soprintendente per i Beni
Archeologici dell’Emilia-Romagna
Giorgio Cozzolino, Soprintendente per i Beni Architettonici e per il Paesaggio
di Ravenna
Mons. Danillo Bisarello
Sergio Lenzi, Presidente Fondazione Carife
Dopo i saluti, alle 16 verranno presentati i lavori di restauro che hanno
interessato l’Aula Costabiliana -cosiddetta “Sala del Tesoro”- che si trova al
pianterreno di Palazzo Costabili, più comunemente conosciuto come “Palazzo di
Ludovico il Moro”, oggi sede prestigiosa del Museo Archeologico Nazionale di
Ferrara.
La tradizione vuole che il palazzo, commissionato da Antonio Costabili a Biagio
Rossetti, dovesse ospitare lo Sforza, marito di Beatrice d’Este, nel caso si
fosse resa necessaria la sua fuga da Milano; la sopraggiunta morte di Ludovico e
gli eccessivi oneri economici di tale impresa interruppero nel 1503 i lavori che
non furono mai completati.
La datazione della volta e la sua attribuzione al Garofalo sono ancora oggetto
di studio, anche se è certo che la realizzazione dell’affresco avvenne in due
momenti diversi. Il soffitto, databile tra il 1503 e il 1506, raffigura una
scena di vita contemporanea animata da musici, putti e animali, affacciati da
una balaustra, oltre la quale si apre un cielo turchino, attraversato da festoni
di frutta. Al centro di quest’apertura illusionistica vi è una finta
architettura che, raccordata al poggiolo da motivi a volute, funge da copertura
e al tempo stesso da decorazione. La pittura del soffitto è stata raccordata
alle pareti verticali, intorno al 1517, tramite la realizzazione di lunette,
vele e pennacchi nei quali è illustrato il Mito di Eros ed Anteros. Tale
soggetto, scelto dallo stesso Antonio Costabili, fu d’ispirazione per Garofalo e
i suoi collaboratori nella veste poetica approntata dall’umanista Celio
Calcagnini, stretto amico del Costabili.
I responsabili dei lavori insieme ai restauratori illustreranno gli interventi
presentati in questa giornata, offrendo al pubblico e agli studiosi che vorranno
intervenire, un momento di riflessione su questi importanti cicli decorativi
ferraresi.
Ore 16,00
– interventi di
Fede Berti,
Cetty Muscolino,
Andrea Alberti, Giuliano Mezzadri,
Fabiana Fondi,
Barbara Pazi, Alessandro Strozzi,
Guido Botticelli e Stefano Mursia
Ore 18,00 – visita alla “Sala del Tesoro”
Ore 18,30 Trasferimento al Seminario Vecchio in Via Cairoli 32 e visita alle “Sale del Garofalo”
In quelle che vengono chiamate le "Sale del Garofalo" si potrà ammirare l’altro ciclo pittorico oggetto dei restauri. Il nucleo primitivo dell’edificio fu commissionato da Leonello d’Este che lo donò nel 1444 al suo Maestro di Camera Folco di Villafuora, nobile ferrarese ritratto anche da Mantegna. Dopo alterne vicende il palazzo passò ai Sacrati che, ammirando probabilmente la “Sala del Tesoro”, tra il 1519 e il 1520 commissionarono al Garofalo questo ciclo decorativo. Entrando da via Cairoli, il primo ambiente ospita un soffitto decorato a lacunari geometrici, impreziositi da grottesche e racemi. Il soffitto è raccordato ai piani verticali delle pareti per mezzo di lunette con relative vele e pennacchi, raffiguranti forse allegorie delle Virtù, delle Arti Liberali e delle Stagioni, la cui leggibilità risulta, nonostante i restauri, largamente compromessa. Nell’ambiente attiguo, si può ammirare un secondo soffitto, a doppia volta, decorato con soggetti mitologici e biblici, inframmezzati da grottesche e volute. Al centro, riproponendo il modello mantegnesco della Camera degli Sposi, si affacciano da un poggiolo una serie di personaggi che si stagliano su un cielo terso.
Ore 19,30 - cocktail
La presentazione dei due interventi di restauro, sostenuti dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara, vuole proporsi come un momento di buon auspicio per lo studio di questi preziosi cicli pittorici oltre che per la loro valorizzazione nei confronti di un pubblico sempre più ampio.
Palazzo Costabili. Sala del Tesoro o Aula Costabiliana: particolari delle
decorazioni
Pitture insigni, quelle della volta dell'Aula Costabiliana, unanimemente
attribuite a un men che trentenne Benvenuto Tisi, detto il Garofalo. Lo
testimonia il nome stesso attribuito a questa stanza, da sempre nota come "Sala
del Tesoro". Situata presso il portico di mezzogiorno di Palazzo
Costabili, sede del Museo Archeologico Nazionale, l'Aula Costabiliana è di forma
leggermente rettangolare ed è
fregiata in alto da 18 lunette a chiaroscuro con scene mitologiche riferibili al
tema di Eros e Anteros, o dei due Amori. La splendida volta, con finta cupola a
spicchi, è affrescata con scene della vita di corte di ispirazione mantegnesca.
Da un’ampia balconata, tra festoni di fronde, si affacciano una trentina di
personaggi assorti in lieti conversari, alcuni con strumenti musicali in mano;
tappeti anatolici da preghiera pendono dalla balaustra. L'insieme di
putti, animali, figure maschili e femminili stagliati sullo
sfondo di un cielo appena velato da nuvole crea un effetto da "sfondamento del
soffitto" davvero simile a quello mirabilmente realizzato a Mantova dal Mantegna.
Se sia stata in origine una sala da musica, come suggeriscono recenti ipotesi di
studiosi, non è dato sapere. Quel che è certo è che nel 1870 risulta usata come
deposito o legnaia mentre otto anni più tardi la Commissione Governativa per la
conservazione di monumenti e di belle arti la trova adibita a granaio.
Acquisita nel 1920 dallo Stato, con l'intero palazzo, l'aula è stata da allora
oggetto di numerosi lavori per lo più finalizzati a ripristinare l'assetto
statico degli elementi murari di supporto ai dipinti. Nel 2004, grazie ad una
convenzione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara, sono stati avviati
i lavori di consolidamento strutturale della volta e di restauro degli affreschi
di cui oggi presentiamo con orgoglio gli esiti.
Il pittore Benvenuto Tisi fu detto il Garofalo dal paese d'origine di suo padre, situato nel Polesine di Rovigo. Nato probabilmente a Ferrara nel 1481, certamente vi morì il 6 luglio 1559. Il Vasari lo dice allievo di Domenico Panetti ferrarese anche se nelle prime opere si intravede chiaramente l'influenza del Boccaccino (di cui lasciò la bottega nel 1499 per recarsi a Roma). «Freschezza e grazia distinguono alcune sue opere giovanili in cui i vari elementi appresi dal Boccaccino e dalla precedente scuola ferrarese, principalmente da Lorenzo Costa, vengono assimilati e quasi illeggiadriti da una sensibilità che si compiace di forme delicate e gentili, rallegrate vivacemente dal colore come nel caso degli affreschi nel Palazzo di Ludovico il Moro.... Poi nello sforzo di raggiungere una grandiosità alla moda ma non intimamente sentita, il pittore smarrì le sue doti naturali...». Le sue opere sono sparse ovunque ma soprattutto nelle gallerie di Ferrara, Modena, Roma e Dresda. Al Garofalo è attribuito anche il mirabile soffitto dell'Aula Costabiliana in cui l'arte del Mantegna sembra ricongiungersi a quella del pieno rinascimento; opera del momento più felice e ispirato del Garofalo, non lontana dagli affreschi del Seminario ferrarase (1519)