ARCHEOLOGIA URBANA A BUDRIO: DENTRO E FUORI LE MURA
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Particolare della pavimentazione in ammattonato di XVII-XVIII secolo rinvenuta negli scavi 2002Il Museo Civico Archeologico e Paleoambientale di Budrio espone i reperti archeologici emersi all'interno delle maglie della centuriazione romana nella pianura orientale bolognese, risalenti al Paleolitico (in particolare da tre siti di villaggi ad economia prevalentemente agricolo-pastorale del XIII secolo a.C.), all'età del Ferro (dalla necropoli e dall'insediamento villanoviano di Castenaso), ed infine al periodo romano. Relativi a quest’ultimo periodo sono visibili soprattutto frammenti di ceramica da cucina e da mensa nelle diverse tipologie e forme e di grandi contenitori per la conservazione di cereali, olio, vino. Alcuni plastici ricostruiscono un’abitazione del IV secolo d.C. e il territorio circostante Budrio, illustrando così il rapporto di interazione creatosi tra uomo e ambiente attraverso gli insediamenti e le attività economiche, tra Paleolitico e Alto Medioevo.
La mostra che si inaugura sabato 10 maggio è in realtà il pretesto per presentare due sezioni che, dall'anno prossimo, entreranno a far parte dell'esposizione permanente: la sezione dedicata ad "Archeologia urbana a Budrio: dentro e fuori le mura" e quella sui "Materiali d'età medievale e moderna".
L'intera giornata è in effetti dedicata a presentare gli scavi e i sondaggi archeologici condotti nell'area urbana budriese negli ultimi anni: alle 9.30, nell'Auditorium di Via Saffi, ci sarà un incontro divulgativo e di studio, cui seguirà, alle 12, l'inaugurazione della mostra al Museo in Via Mentana. Qui i relatori accompagneranno i visitatori alla scoperta delle nuove vetrine del museo, illustrando anche gli aspetti relativi al recupero e al restauro dei materiali (vedi a fondo pagina il programma della giornata)

Budrio, via Partengo, area dell’ex San Gaetano. Uno spaccato di storia del suburbio dall’età romana ai giorni nostri
La storia della zona dell’ex ospedale di San Gaetano è lunga e ricca di trasformazioni; la più nota carta del castello di Budrio, disegnata dal Torreggiani nel 1720, ce ne descrive compiutamente la posizione periferica rispetto al castello, al di là delle fosse che in questo periodo appaiono già colmate.
L’intervento di recupero conservativo sull’edificio dell’ospedale, effettuato a partire dal 2004, ha offerto la possibilità di ripercorrere a ritroso nel tempo le vicende che si sono succedute in quest’area. La Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna ha indagato il cortile interno dello stabile dove era prevista la realizzazione di un vasto ambiente interrato.
In età romana l’uomo ha cominciato ad utilizzare questo spazio; per quanto privo di strutture o edifici, esso era già sicuramente inserito all’interno di quell’ampio sistema di sfruttamento agricolo del territorio, la centuriazione, che connota in maniera intensa la storia di tutto il Budriese durante l’età romana.
Come già noto per questa parte del Bolognese, dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente il piano di campagna venne interamente ricoperto da depositi alluvionali; solo in piena età medievale, fra XIV e XVI secolo, l’area ricominciò ad essere utilizzata. In questo momento, il castello di Budrio esisteva già e, rispetto ad esso, la futura zona di San Gaetano si trovava all’esterno delle mura; un ampio spazio aperto, che veniva utilizzato per smaltire i rifiuti del vicino abitato: vasellame rotto, resti di pasto, residui della pulizia dei focolari domestici, laterizi ormai inutilizzabili.


Foto del laboratorio artigianale per la produzione della ceramica graffita in corso di scavo (fine del XVI secolo). Si notano le leggere fondazioni dell’edificio, realizzate con frammenti di coppi e mattoni, ed i pilastri che sostenevano il tetto; sulla destra, la fornace, della quale si è conservata la camera dove si manteneva acceso il fuoco. La camera di cottura del vasellame, che costituiva il piano superiore della struttura, è andata completamente distrutta

Negli ultimissimi anni del XVI secolo, nella zona furono costruite le prime strutture stabili; un vasaio che produceva vasellame decorato con motivi graffiti, si stabilì all’interno di un edificio di piccole dimensioni, probabilmente provvisto anche di tettoie, ma soprattutto dotato di una fornace per la cottura del materiale e di un pozzo che garantiva la riserva di acqua. Le decorazioni di questo tipo di vasellame, la c.d. “ceramica graffita”, di cui Ferrara è stato uno dei principali centri di produzione, prevedevano motivi geometrici ma anche figurati (animali, stemmi, elementi vegetali) e la superficie dei contenitori veniva rivestita con un ingobbio bianco ed una vetrina trasparente, grazie alla quale spiccavano le dipinture in colori brillanti. Lo scavo ha restituito numerosi frammenti di oggetti scartati dal ceramista e, insieme, diversi distanziatori a tre piedi, usati per impedire che i vasi si attaccassero l’uno all’altro.


L’edificio realizzato agli inizi del Seicento aveva murature perimetrali alleggerite dall’inserimento di archi di scarico in fondazione; la completa asportazione dei pavimenti in cotto, avvenuta nel corso dell’Ottocento, permette di riconoscere il sistema fognario, costituito da canalette in mattoni con andamento obliquo rispetto a quello delle stanze

Dopo pochissimo tempo (primissimi anni del XVII secolo), la bottega del vasaio venne sostituita da un edificio in muratura, il primo in questa zona ad essere adibito ad uso abitativo; i suoi ambienti erano pavimentati in cotto e, verso ovest, affacciavano su un cortile dove si trovavano due pozzi. La lunga storia di questo edificio si collega a quella dello stabile ancora esistente; la carta di Torreggiani consente di riconoscervi il Conservatorio di Zitelle Orfane dette dell’Opera Bianchi, cioè un istituto religioso che ospitava donne orfane e non sposate.

Budrio, lo scavo di via Mentana. Edilizia storica urbana


Prospetto est della cosiddetta ‘Casina del Quattrocento’

L’area cortiliva attualmente esistente sul retro della cosiddetta “Casina del Quattrocento”, prima di essere un’area aperta era uno spazio densamente edificato. Nel maggio 2002 una breve campagna di scavo accertò la presenza di una serie di strutture di età moderna attigue ad un cortile molto più stretto di quello attuale.
Resti di muri in mattoni, pavimentazioni in cotto e pavimentazioni in semplice terra battuta formavano un insieme di vani attigui alle case poste sul fronte stradale di via Mentana, all’angolo con via Garibaldi. Si trattava probabilmente di ambienti di servizio relativi ad abitazioni più estese, i quali furono edificati tra XVI e XVII secolo e rimasero in uso fino al XIX secolo.


Il focolare addossato ad una delle pareti del vano D

Inoltre, sotto queste strutture, sono state intraviste cospicue tracce appartenenti ad edifici più antichi. La loro disposizione lascia intuire assetti topografici parzialmente differenti dal tessuto edilizio attuale, con la presenza di un vicolo o di un androne presumibilmente di origine tardo medievale. La stessa cronologia deve essere ipotizza anche per la prima fase d’uso del muro in alzato che ancora oggi è possibile vedere sul prospetto interno, lato est, del cortile: connotato dalla caratteristica presenza di nervature lignee portanti, rispecchia tecniche costruttive tipiche della città medievale.

Analisi architettonica ed esplorazioni archeologiche eseguite nel “torrione” angolare di sud-est della cinta muraria medievale del castello di Budrio. Il torrione di sud est
L’aspetto architettonico dell’angolo sud est del castello di Budrio è caratterizzato da un torrione a base circolare, quasi completamente sporgente sulla convergenza dei rettifili della cinta muraria difensiva, aperto verso l’interno con la terminazione di brevi ali rettilinee convergenti. Il tamburo di base ha un diametro di m. 6,80 circa (m. 5,65), l’altezza di (m. 3) ed è a scarpa con l’inclinazione di 12° circa rispetto alla verticale della struttura superiore. Mostra un paramento murario di mattoni legati con calce compatta di colore grigio chiaro, disposti quasi esclusivamente di testa e sul letto di posa inclinati per realizzare la muratura a scarpa.
Sui mattoni della struttura, salvo quelli della scarpa, si osservano esigui lacerti di un sottile intonaco dipinto: bianco con cornici rosse nella parte esterna, a fasce bianche verdi nella parte interna dei merli.
La discreta potenza difensiva del torrione è sottolineata da tre grandi feritoie strombate verso l’interno, svasate e collocate a circa m. (1,5) dal piano interno di mattoni. Il sondaggio archeologico ha permesso l’individuazione di una quarta con le medesime caratteristiche, collocata a m. 1,15 sotto il piano interno di mattoni. Osservando sia il paramento esterno e sia l’andamento anomalo della curvatura interna del torrione, è probabile che alla medesima quota ci siano altre due feritoie ora tamponate e occultate dalla pavimentazione.
La disposizioni e la sovrapposizione di queste due serie di bocche da fuoco permetteva di coprire per 270° con una discreta gittata l’orizzonte esterno: in modo radente dal filo meridionale a quello orientale delle rispettive mura di cinta. La copertura totale dell’intera cinta era assicurata non solo dalle torri angolari e dalle rocchette di rinfianco alle due porte, ma pure dai torrioni rompitratta. Questi, che avevano le medesime caratteristiche costruttive di quelli angolari ed erano ubicati ad una distanza mediana dagli angoli del castello, permettevano con la copertura a ventaglio di 180° di completare la difesa di un intero lato della cinta. Il ventaglio di copertura di 270°, sempre con gittata in lontananza anche se più leggero, avveniva anche dalla sommità della torre dietro i merli in postazioni di tiro alternate, ossia dalla sagomatura centrale delle cuspidi e attraverso le feritoie dei fusti. Le feritoie infatti si trovano in modo alternato al centro dei fusti: sottili e verticali verso la parte esterna, mentre in quella interna sono strombate e nella parte superiore mancante del mattone per garantire la copertura fin quasi sotto la torre. Il sistema difensivo era completato con le caditoie tra i beccatelli per il tiro piombante attorno alla base della torre. In pieno assetto difensivo, calcolando tutti gli elementi descritti, si può stimare che occorressero da 15 a più di 20 uomini tra soldati e aiutanti. Una strategica e potente struttura militare verso l’esterno e, per via dell’apertura verso l’interno, inutilizzabile da parte dell’attaccante in caso di conquista.
In affiancamento alle indagini fin qui riportate è stato eseguito un sondaggio archeologico nella parte mancante della pavimentazione del torrione. Tale mancanza del pavimento è da attribuire alla presenza di una struttura a scala lignea interna al manufatto, della quale si conservano le buche di palo e tracce del rinfascio. Il sondaggio ha permesso di osservare che l’apprestamento difensivo della parte meridionale dell’abitato era caratterizzato da un terrapieno sormontato probabilmente da strutture lignee. L’analisi stratigrafica e la datazione dei reperti rinvenuti indicano per tale realizzazione la fine del XIV secolo, mentre per quanto riguarda quella relativa alla realizzazione del torrione in muratura l’arco cronologico si attesta tra la metà del XV secolo e l’inizio del XVI secolo.


Immagine dell’inizio del XX secolo. Il torrione angolare di sud-est visto dall’esterno

Le fonti archivistiche
Già dall’analisi sulle diverse caratteristiche tipologiche tra le torri angolari del lato ovest e quelle del lato est, oltre al diverso orientamento e assetto urbanistico degli isolati e dell’impianto stradale, si evince che il castello di Budrio fu sottoposto ad ampliamento nella parte orientale.
In un recente lavoro la storica medievista dottoressa Marinella Zanarini fornisce una serie di nuove notizie d’archivio che riguardano tali fasi di addizione e che di seguito riportiamo in sintesi.
Il 21 febbraio 1379 Bernabò Guidozagni ottenne l’incarico di sovrastante al cantiere per i lavori al castello di Budrio e iniziò a ricevere i primi finanziamenti da investire nell’opera (ASBo, Comune, Governo, Riformazioni e provvigioni cartacee, reg. 41, c. 33r e Comune, Uffici economici e finanziari del Comune, Tesoreria e controllatore di tesoreria, reg. 15, c. 70r.
Come avvenne per la rocca di Cento, dovette avvalersi delle competenze tecniche di Lorenzo di Bagnomarino che, insieme al maestro “Nycolao de abacho”, fu appunto inviato a Budrio, dove restò un paio di giorni “ ad videndum ed disegnandum ampliationem in qua debet fieri additio dicti castri” (ASBo, Comune, Governo, Riformazioni e provvigioni cartacee, reg. 41, c. 39r).
L’intervento aveva lo scopo di aggiungere un’addizione al castello, che secondo la descrizione fornita nel 1371 dal cardinale Anglic de Grimoard si presentava come “un buon castello, forte, ben cinto da mura e molto ben abitato” e dotato “ di due porte forti e ben murate”.
A difesa del nuovo ricetto dovette essere allestito inizialmente un palancato ricorrendo ai maestri di legname inviati dal comune di Bologna e utilizzando il legname proveniente probabilmente dai boschi delle vicinanze (ASBo, Comune, Governo, Riformazioni e provvigioni cartacee, reg. 41, c. 34r, 1379 febbraio 23: per l’acquisto del legname dalle suore di S. Caterina di Quarto).
Il comune cittadino, come già aveva fatto nelle più antiche fondazioni, provvide poi all’acquisto del terreno necessario per realizzare l’addizione al castello e per questo mise a disposizione una cifra ragguardevole il 23 giugno del 1379 (Comune, Uffici economici e finanziari del Comune, Tesoreria e controllatore di tesoreria, reg. 15, c. 135v.: “Franciscus de Talamatiis… syndicus” del comune di Bologna ricevette lire 1113 soldi 12 e denari 11 per disposizione degli anziani consoli al fine di acquistare alcuni terreni a nome del comune “pro burgo seu recepito noviter fortificato iuxta castrum Butrii”), procedendo alle operazioni relative alla compravendita di 3 tornature e 1/3 più 15 tavole nel settembre 1380 e aggiungendo successivamente l’acquisto di alcuni lotti di terreno funzionali alle strutture difensive approntate.
Nonostante l’investimento fatto per garantire la sicurezza del luogo e dei suoi abitanti, l’addizione non ottenne subito il successo sperato e per favorire il popolamento le autorità comunali dovettero intervenire comandando l’abbattimento delle case situate nel raggio di 150 pertiche dal castello e la loro ricostruzione al suo interno, con la garanzia di poter usufruire di condizioni agevolate per l’acquisto del terreno del recetto. Seguirono via via le vendite dei vari terreni e casamenti, fatte dai funzionari comunali a diversi abitanti del luogo, che consentirono di pagare almeno una parte delle spese sostenute per l’ampliamento del castello (lire 170 per il legname acquistato “occasione constructionis …recepti castri Butrii et ampliationis dicti castri” 1381 gennaio 15).

 

PROGRAMMA
Sabato 10 maggio 2008
ore 9.30  Auditorium, via Saffi n. 50

Saluto Giulio Pierini, Assessore alla Cultura
Luigi Malnati, Soprintendente per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna
 
Presentazione Lorella Grossi, Direttore dei Musei Civici
Caterina Cornelio Funzionario di zona della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna
 
Interventi Il suburbio di Budrio: l’area dell’ex San Gaetano
Roberta Michelini
Lo scavo
Mauro Librenti
Le ceramiche
Maria Luisa Bisognin
I documenti
Edilizia storica urbana: via Mentana
Claudio Negrelli
Lo scavo
La città murata
Maurizio Molinari
I Torrioni
 
Ore 11.00 Pausa Caffè
 

Intervento del Sindaco Carlo Castelli
con accettazione della donazione al Museo Archeologico e Paleoambientale di Budrio di copia anastatica della Tavola Peutingeriana da parte delle famiglie Pullega-Battaglia con la collaborazione del Circolo Amici delle Arti di Budrio e nomina a Conservatore onorario della Professoressa Elsa Silvestri, fondatrice e promotrice del Museo Archeologico e Paleoambientale di Budrio
 

ore 12.00 Museo Archeologico e Paleoambientale, via Mentana n. 32
 

Inaugurazione della mostra
Archeologia urbana a Budrio: dentro e fuori le mura
Materiali d’età medievale e moderna

I relatori accompagnano i visitatori alla scoperta delle nuove vetrine del museo, illustrando anche gli aspetti relativi al recupero ed al restauro dei materiali
La mostra resterà aperta secondo gli orari di apertura del Museo fino al 31-12-2008

 

Promosso da:

Comune di Budrio, Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e Assessorato alla Cultura della Provincia di Bologna

Inaugurazione: sabato 10 maggio 2008 alle ore 12
Quando: da sabato 10 maggio a domenica 28 dicembre 2008
Orari: aperto solo la domenica dalle 15.30 alle 18.30; la prima domenica di ogni mese anche dalle 10.30 alle 12.30
Aperture e visite guidate o didattiche su richiesta telefonando al n. 051.6928306 oppure 051.6928279
Biglietto:

Ingresso gratuito

Città: Budrio
Luogo: Museo Archeologico e Paleoambientale
Indirizzo: Palazzo della Partecipanza, Via Mentana n. 32
Provincia: Bologna
Regione: Emilia-Romagna
Informazioni: musei@comune.budrio.bo.it  tel. 051.6928306 oppure 051.6928279

Pagina a cura di Carla Conti