Regium@Lepidi-Project 2200
sabato
30 maggio 2015 (ore 9-17)
Auditorium CREDEM in Via Emilia S. Pietro 4 a Reggio Emilia
convegno scientifico internazionale
Archeologie a
confronto per la ricostruzione della città Romana
dalle 9 alle 13 Sessione “Archeologia virtuale”
dalle 14 alle 17 Sessione “Reggio romana”
alle ore 15.30 Esibizione della Legio I Italica in Piazza Martiri del 7 Luglio
alle ore 17.30 Inaugurazione del museo virtuale nel Palazzo dei Musei in Via Spallanzani 1
L’auditorium del CREDEM di Reggio Emilia ospita il convegno internazionale
"Archeologie a confronto per la ricostruzione della città Romana”
organizzato dalla Duke University, in collaborazione con Lions Club Reggio
Emilia - Host “Città del Tricolore” e Soprintendenza Archeologia dell’Emilia
Romagna, nell’ambito del Regium@Lepidi-Project 2200.
Al convegno, che può vantare la partecipazione dei più importanti studiosi
internazionali di archeologia romana, archeologia digitale e musei virtuali, è
abbinata l’inaugurazione del museo virtuale permanente Regium@Lepidi-Project
2200, dedicato alla ricostruzione virtuale ed interattiva della città romana.
Questo museo virtuale, primo al mondo nel suo genere per il tipo di
apparecchiature utilizzate, sarà inaugurato nel pomeriggio (ore 17.30) nel
Palazzo dei Musei di Reggio Emilia.
Archeologie a confronto ricompone i diversi approcci metodologici allo studio e
interpretazione della città Romana (ovviamente Regium Lepidi).
La sessione del mattino è dedicata a musei virtuali e archeologia digitale,
mentre quella del pomeriggio riguarda lo studio storico e archeologico della
città romana. La multidisciplinarietà e varietà di contributi sul soggetto
“Regium Lepidi” offre nuove interpretazioni allo studio della città romana e
dimostra l’importanza di approcci metodologici innovativi allo studio del
passato. La realizzazione del museo virtuale e la ricostruzione digitale
dell’impianto urbano di Regium hanno portato a nuove scoperte
archeologiche senza dover procedere a nuovi scavi, ma indagando sul pregresso
attraverso sistemi di simulazione e visualizzazione avanzati.
L'incontro è adatto anche a un pubblico di non esperti e alle scuole perché
affronta tematiche di ricerca particolarmente affascinanti dalla
rappresentazione dell’antico alle neuroscienze fra mente, corpo ed estetica,
dalle nuove tecnologie per i musei all’archeologia classica al rapporto fra
tessuto urbanistico delle città moderna e romana. Un lavoro di ricerca di
tante istituzioni nazionali e internazionali e di grandi studiosi che dimostra e
conferma la rilevanza del caso di studio di Regium Lepidi dalle sue origini sino
allo sviluppo in età imperiale e tardo-antica.
Archeologie a confronto per la ricostruzione della città Romana
Conference Chair: Maurizio Forte
Sessione Archeologia Virtuale 9:00-13:00
Introduzione e saluti
Mary T. Boatwright, Duke University, Vito A. Pellegrino, Lions Club Reggio
Emilia Host Città del Tricolore
Session Chair: Maurizio Forte, Duke University
L. Malnati, Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna
Archeologia a Reggio Emilia a cavallo del 2000:
esperienze a confronto
A partire dagli anni 80 del secolo scorso con gli scavi estensivi
svolti presso la sede del Credito Emiliano iniziava a Reggio Emilia come nel
resto d’Italia, specialmente centro-settentrionale una nuova stagione
dell’archeologia, in cui ad un’attenzione rivolta soprattutto al recupero
materiale di reperti di pregio estetico e storico si sostituiva un approccio
sistematico, in particolare per quanto riguarda l’archeologia urbana, volto al
recupero integrale dei contesti.
A Reggio Emilia l’archeologia urbana ha comportato negli anni una molteplicità
di interventi, che hanno consentito la ricostruzione della storia della città,
innanzi tutto in età romana, ma, con il progredire degli studi e della
professionalità degli archeologi che vi hanno operato, anche di quella
postantica. E’ stata anche sperimentata una collaborazione sistematica tra la
Soprintendenza e i Musei Civici, che ha dato ottimi frutti anche per quanto
riguarda la valorizzazione. Ci si deve ora interrogare sul futuro, sulle scelte
che l’archeologia deve operare nell’alternativa conservazione/scavo e nelle
prospettive di valorizzazione e documentazione, nonché sul ruolo degli
archeologi nelle soprintendenze, nei musei e nella libera professione.
M. Minoja, Soprintendenza Archeologica della Sardegna
Digital Monte Prama. Scansione e restituzione 3D
delle sculture nuragiche da Monte Prama, Cabras (OR)
Il lavoro di restauro delle statue di Monte Prama è stato
completato con una scansione laser tridimensionale effettuata a cura del “Centro
di ricerca, sviluppo e studi superiori” di Cagliari (CRS4). La scansione ha
restituito un numero di punti pari a 8 per millimetri quadrati e costituisce la
più grande banca dati di punti misurati su beni culturali mobili. Dalla
scansione effettuata dal CRS4 è stato possibile effettuare ricostruzioni
tridimensionali delle statue di Monte Prama che hanno permesso di realizzare
strumenti di fruizione innovativi e interessanti per il grande pubblico.
M. Forte, Duke University, USA
Archeologie e Virtualità nel Progetto Regium@Lepidi
- Project 2200
Maurizio Forte discute gli aspetti metodologici, cognitivi ed
epistemologici del Progetto Regium@ Lepidi-Project 2200, le domande
archeologiche e tecnologiche alla luce dello stato dell’arte su grandi tematiche
come musei virtuali, cyberarchaeology, archeologia digitale. In oltre due anni
di lavoro il progetto di ricerca è andato ben oltre la realizzazione di un museo
virtuale e ha affrontato tematiche di ampio respiro interdisciplinare
finalizzate allo studio, all’interpretazione ed alla comunicazione della città
romana.
N. Danelon, Duke University, USA
Regium@Lepidi - Project 2200: Metodologie integrate
di archeologia digitale
Regium@Lepidi - Project 2200 è finalmente giunto al termine e i
suoi risultati saranno presentati in concomitanza con questa conferenza. Abbiamo
seguito un approccio impegnativo che abbraccia discipline eterogenee
(archeologia, architettura, geologia, topografia e il telerilevamento) su
diverse scale di grandezza, dal paesaggio al manufatto. A compimento di questo
progetto sono state allestite diverse installazioni di Realtà Virtuale e
Aumentata per i visitatori dei Musei Civici di Reggio Emilia.
Attraverso di esse sarà possibile osservare in stereoscopia il paesaggio urbano
e naturale dell’antica Regium Lepidi, così come alcuni manufatti in mostra al
museo. In definitiva, il Museo Virtuale ha il duplice obiettivo di ricollegare
la città moderna al suo retaggio romano invisibile attraverso accurate
simulazioni 3D così come di fungere da laboratorio sperimentale in cui i
visitatori possano interagire con gli oggetti in un ambiente virtuale
completamente immersivo.
A. Guidazzoli, CINECA, Bologna
Applicazioni Open Virtual Heritage da strumenti di
ricerca a spazi virtuali partecipativi
Cineca VisitLab (Visual Information Technology Laboratory) opera
da lungo tempo nel campo delle applicazioni informatiche per i Beni Culturali,
spaziando dalla realizzazione di filmati 3D educativi in computer grafica a
spettacoli emozionali con proiezioni e olografie, dal serious game alle app di
realtà aumentata. Saranno presentati alcuni casi di studio caratterizzati dal
forte impegno verso la filosofia Open Source e del riuso di contenuti e
dall’approccio multidisciplinare.
E.Pietroni, CNR-ITABC, Roma
Il Museo della Valle del Tevere: dalla
documentazione alla ricostruzione tridimensionale, a un nuovo approccio
narrativo che combina realtà virtuale, tecniche cinematografiche e interazione
naturale.
Il Museo della Valle del Tevere è stato concepito per
incrementare e disseminare la conoscenza, l’interesse e l’affezione verso il
territorio a Nord di Roma, attraversato dal fiume Tevere e da due importanti
strade consolari, la via Salaria e la via Flaminia, un’area di 40 x 60 km di
estensione. A questo scopo è stato creato un sistema integrato di comunicazione
che include un sito web (ancora in divenire), un sistema di realtà virtuale e
installazioni multimediali allocate nei musei disseminati nell’area, e,
centralmente, a Roma, all’interno dei musei piu’ importanti e frequentati. A
cominciare dallo studio e documentazione interdisciplinare del territorio e
della sua evoluzione attraverso il tempo (da 3 milioni di anni orsono sino ad
oggi), sono state realizzate ricostruzioni tridimensionali a differenti livelli
di scala della ricostruzione del paesaggio e dei singoli siti.
F. Antinucci, CNR-ISTC, Roma
Il Museo Virtuale 17 anni dopo
Circa 17 anni fa un gruppo di studiosi scrisse un contributo per
una edizione speciale della rivista “Sistemi Intelligenti” sul tema “Musei
Virtuali” (Bologna, Il Mulino). A questo fece seguito un’ampia discussione sul
tema tenuta presso l’Associazione Civita, lo stesso anno. Alcune di quelle
persone sono attualmente presenti a questa conferenza. Uno di loro, lo
scrivente, si appresta a considerare quanto successo in questo lasso di tempo,
paragonando previsioni e aspettative, e su questa base porre alcune domande
serie (sebbene non necessariamente benevole) su dove stiamo andando e perché.
V. Gallese, Università di Parma
Il corpo, lo spazio, gli oggetti e il cervello. Lo
spazio archeologico “dall’interno”
La nozione di spazio incarnato (embolie space) è affrontato
all’interno della più ampia cornice della simulazione incarnata (embodied
simulation), discutendo alcune proprietà multimodali recentemente scoperte del
sistema motorio. Queste proprietà sono rilevanti per un approccio allo spazio e
degli artefatti archeologici che metta al centro la corporeità. Gli stessi
circuiti motori corticali che che controllano il nostro comportamento motorio
mappano anche lo spazio intorno a noi e gli oggetti a portata di mano in esso
contenuti, definendo e modellando in termini motori il loro contenuto
rappresentazionale.
Lo spazio attorno a noi è così definito dalle potenzialità motorie del nostro
corpo. Ciò significa che la percezione richiede sempre il contributo del sistema
motorio.
Discussione sulle implicazioni per l’Archeologia 3D e pausa pranzo
Sessione Reggio Romana 14:00-17:00
Session Chair: Marco Podini, Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna
M. Cremaschi, Università di Milano
La città e il torrente Crostolo: geomorfologia e
geoarcheologia del sottosuolo di Reggio Emilia
Grazie ai pregressi risultati di 150 anni di archeologia urbana,
ed ai dati emersi da più di un centinaio di carotaggi effettuati in occasione di
operazioni di Archeologia Preventiva e sulla base di ricerche geoarcheologiche
condotte in numerosi cantieri archeologici nel centro storico, viene delineata
l’evoluzione dei drenaggi naturali che attraversarono la città e ne sono
ipotizzate le cause. Il centro storico di Reggio Emilia sorge sulla parte
distale del conoide che il t. Crostolo Il più antico alveo inciso nel conoide
risale ad età protostorica ed attraversava da S a N l’intero centro storico,
scavandovi un profondo alveo.
A partire dall’ età romana il t. Crostolo si sposta ad occidente, lungo un
percorso che rimane attivo fino al XIII secolo. In questo periodo nell’area
urbana sono anche attivi drenaggi minori, orientati a NE , che mostrano una
marcata ripresa di attività nell’alto medioevo, probabilmente in corrispondenza
della crisi climatica che in quel periodo investite l’intera Italia
settentrionale. Nel XIII secolo, il Crostolo viene deviato artificialmente più
ad occidente, all’esterno della città, e va a lambire un tratto delle
fortificazioni , dalle quali, ancora più tardi, nel XVI secolo, viene
allontanato ed incanalato nel presente corso. Se l’intervento antropico appare
il principale fattore nella migrazione dell’ alveo del Crostolo, le ragioni che
hanno orientato le scelte delle comunità che sono intervenute a determinarla
appaiono aver avuto una causa remota nella geologia dell’area.
A. Morigi, Università di Parma; R.Macellari, Musei Civici di
Reggio Emilia; S. Bergamini, Università di Parma
La città invisibile. Per la carta archeologica e la
forma urbana di Regium Lepidi
Il lavoro presenta la carta archeologica su supporto digitale e
una proposta di ricostruzione della forma urbana di Regium Lepidi. L’approccio
alla ricerca è quello, tradizionale, dei centri a lunga continuità di vita, con
sovrapposizione della città moderna a quella antica e sepoltura delle evidenze
archeologiche per la continuità d’uso dei comparti urbani. La metodologia di
lavoro ha previsto la ricognizione sul terreno e lo scandaglio ad ampio spettro
della documentazione d’archivio e bibliografica, a partire dalle fonti
antiquarie fino alla bibliografia recente. La scansione dei dati per sito ha
consentito di rivedere criticamente la base documentaria già all’atto della
sistematizzazione, con riscontro immediato in pianta. Sui dati via via acquisiti
si è infine sviluppata la ricostruzione del disegno urbano e del profilo
evolutivo di Regium Lepidi antica. Oltre al consistente apporto di nuovi dati,
gli aspetti più originali e innovativi del lavoro riguardano le nuove ipotesi
relative alle origini della città e all’assetto urbano nella sua fase di maggior
monumentalizzazione.
E. Lippolis, Università La Sapienza, Roma
Regium Lepidi nello sviluppo urbano nell’Italia
romana
La particolare duttilità del sistema di romanizzazione si
articola coinvolgendo singoli gruppi e diverse organizzazioni insediative come
praefecturae, fora, vici e colonie; da un verso mostra una grande capacità di
adattamento, dall’alto la versatilità delle forme. Il caso di Regium Lepidi e
del suo sviluppo rientra proprio in una di queste categorie: non dipende da una
deduzione coloniale e non rappresenta l’esito diretto di una struttura del
popolamento precedente. La sua posizione sulla principale strada di
attraversamento della pianura padana meridionale ne spiega nascita e
aggregazione mentre la sua conduzione giuridica si rivela una dimensione
amministrativa ‘transitoria’. L’abitato è un centro di riferimento per la
gestione del territorio in una posizione intermedia e quindi non attribuita alle
vicine colonie di Modena e di Parma. Proprio la stessa gestione del territorio
costituisce, quindi, la funzione principale del centro, punto di riferimento per
un popolamento misto, culturalmente e giuridicamente, in cui convergono sia
affittuari di ager publicus sia singoli assegnatari di lotti, insieme ad
altre figure e gruppi differenti. Il conseguimento compiuto della municipalità
appare quindi come l’esito di un processo graduale e rappresenta il momento
finale di un percorso di crescita che non appare mai continuo e definitivo.
M.T. Boatwright, Duke University, USA
Immaginare Regium Lepidi storicamente: esempi e
contesti di un municipio Romano in Nord Italia.
La frammentarietà di dati storici e archeologici relativi a
Regium Lepidi richiede un notevole sforzo di contestualizzazione per rendere
plausibile ed intelligibile la ricostruzione. Questo contributo inizia con il
riesame dell’evidenza frammentaria relativa alla fondazione di Regium Lepidi
– o piuttosto Forum Lepidi (Festus 332L). Inoltre si focalizza sul ruolo
che la conoscenza storica di una città ha per la nostra comprensione del suo
assetto urbano nel tempo. Ci interrogheremo anche su come le moderne
ricostruzioni virtuali possano e dovrebbero comunicare i tratti distintivi di un
Municipio romano (Aul. Gell. NA 16.13). Immaginare Regium Lepidi enfatizza la
tensione fra individualità e tipicità nella ricostruzione e interpretazione
storica.
M. Podini, Soprintendenza Archeologia dell’Emilia Romagna
Regium, Forum Lepidi, Regium Lepidi, Lepidoregio:
storia e trasformazioni di una città alla luce dei dati archeologici
Una parte consistente dei dati su cui è fondata la conoscenza
storica e archeologica di Reggio Emilia in età romana deriva dai rinvenimenti e
dagli scavi effettuati durante la ricostruzione post-bellica della città (anni
‘50 e ‘60 del secolo scorso). Visti il periodo storico e il carattere di
necessità e urgenza degli interventi, è evidente che si trattò più che altro di
sbancamenti massicci. Questi determinarono una perdita irrimediabile di
informazioni, soprattutto in termini di relazioni fra quanto ritrovato e il
contesto archeologico e stratigrafico di riferimento. A partire dai decenni
successivi (e in particolare dagli anni ’80) fino al giorno d’oggi, l’esecuzione
di scavi archeologici condotti con metodo scientifico, sia puntuali sia in
estensione, ha apportato un contributo fondamentale rispetto alla conoscenza
della città sotto molteplici punti di vista. Contestualmente alla comprensione
dell’organizzazione urbana e infrastrutturale dell’antica Regium Lepidi, la
prospettiva d’analisi di maggiore interesse rimane certamente quella diacronica,
tesa cioè a valutare come la città abbia “reagito” e si sia trasformata nel
tempo e nello spazio in relazione agli avvenimenti storici.
Promosso da Duke University, Lions Club Reggio Emilia - Host “Città del Tricolore e Comune di Reggio Emilia, In collaborazione con Musei Civici di Reggio Emilia, Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna, Collegio dei Geometri di Reggio Emilia, Archimagica Studio di Architettura e Tecnograf S.r.l. con il patrocinio di Università degli studi di Parma Dipartimento ALEF e con il sostegno di Credito Emiliano, Aerre Partners, Check-Up Service S.r.l., Fondazione “Pietro Manodori”, Main Engineering S.r.l., Studio Alfa S.r.l., Studio Legale Sutich-Barbieri-Sutich, Vimi Fasteners S.p.a. e zSpace
La Cyber-Archeologia
arriva a Reggio Emilia: Regium@Lepidi-Project 2200!
Regium Lepidi, l’antica citta’ Romana rivive digitalmente ai Musei Civici in un
nuovo museo virtuale permanente
Il 30 Maggio 2015 alle 17:30 presso i Musei Civici di Reggio Emilia si inaugura il Museo Virtuale Regium@Lepidi-Project 2200
Il Regium@Lepidi 2200 e’ un progetto internazionale sulla ricostruzione
virtuale della città Romana di Regium Lepidi (Reggio Emilia), nato grazie alla
collaborazione fra Duke University (USA, una delle migliori università al
mondo), i Musei Civici di Reggio Emilia e il Lions Club Reggio Emilia Host
“Città del Tricolore”. Dopo oltre due anni di lavoro, parte a Reggio ma in gran
parte presso i laboratory Dig@Lab a Durham, negli Stati Uniti, vede la luce il
Museo Virtuale sulla città Romana che si inaugura il 30 maggio 2015 presso i
Musei Civici di Reggio Emilia
In Europa è il primo museo virtuale con questa impostazione concepito
all’interno delle attuali collezioni archeologiche. È progettato secondo un
approccio interattivo dove i visitatori sono stimolati a conoscere la realtà del
museo attraverso un processo cinestetico di reciproca interazione.
L’impostazione del museo virtuale dentro quello reale è particolarmente
stimolante perché crea un forte rapporto fra gli oggetti del museo, la
collezione tangibile, il suo invisibile contesto storico (la città intangibile)
e le nuove percezioni immersive dei manufatti derivanti dalla dimensione
virtuale.
Questa nuova narrazione digitale trasforma la tradizionale tassonomia
archeologica in contestualizzazione con potenziali interelazioni fra oggetti e
l’ambiente circostante. In tal modo oggetti e siti si incorporano all’interno e
all’esterno del museo offrendo una più ampia narrazione storica. Lo scopo finale
è di aprire nuove e molteplici prospettive nell’immaginazione virtuale della
città piuttosto che scegliere una ricostruzione perentoria e indiscutibile. Il
progetto implica un approccio interdisciplinare, già utilizzato per analoghi
casi di studio, e richiede l’integrazione di diverse
specializzazioni,dall’archeologia alla geologia, dalla topografia al
telerilevamento.
La ricerca si è basata su dati noti e pubblicati e d’archivio ma ha prodotto
nuovissime interpretazioni sul tessuto urbano della città. In particolare
risulta evidente come in età imperiale fra primo e secondo secolo d.C.
l’impianto urbano si sia evoluto in modo sontuoso con edifici di pregio e con
una certa ostentazione dell’arredo architettonico. In duemila anni lo sviluppo
della città di Reggio Emilia è profondamente influenzato dall’originale piano
urbanistico romano. È una sorta di DNA architettonico e urbano.
Scienza interpretazione e immaginazione
L’estensione e i confini della città Romana potrebbero essere ricostruiti
sulla base della centuriazione che ancora caratterizza l’ordito stradale e dalla
discontinuità tra pavimentazione basolata e glareata lungo la Via Emilia. Fra la
fine del primo secolo a.C. e il secondo d.C. Reggio conobbe un notevole sviluppo
urbano coincidente con un periodo di prosperità economica. Un considerevole
rinnovamento urbano ebbe luogo nel centro dove case private al nord del foro
furono demolite per fare spazio ad una grande basilica e forse ad altri edifici
pubblici. La tecnica di pavimentazione delle case private nell’epoca
repubblicana (cocciopesto) fu sostituita soprattutto da pavimenti in mosaico. In
quest’epoca alcune delle più ricche residenze furono dotate con bagni termali a
dimostrazione dell’alto tenore di vita raggiunto dai loro proprietari.
Per rendere tutto ciò visibile nella simulazione virtuale sono stati creati
flussi di vapore in corrispondenza dei resti archeologici dei bagni termali.
Nessun edificio per spettacoli è stato sino ad oggi rintracciato a Reggio anche
se ne presuppone l’esistenza. Sono atti anche ricostruiti un teatro ed un
anfiteatro sulla base di un recente studio topografico. Per dare trasparenza a
questa simulazione i resti di alcuni edificisono stati incorporati nello
scenario del Foro sovrapponendo dati archeologici con l’ipotetica ricostruzione
virtuale. Allo stesso tempo il progetto mira a ricomporre la città Romana ed
attuale in un unico spazio urbano con lo scopo di stimolare gli abitanti a
ripensare lo spazio da loro abitato ed immaginare duemila anni di storia e
trasformazioni urbane.
Le installazioni
Il percorso del museo virtuale si articola in diverse installazioni virtuali
che utilizzano tecnologie innovative per la prima volta presentate al grande
pubblico come i caschi immersivi OculusRift, le postazioni olografiche di
Z-space, le proiezioni 3D di Dreamoc, i QR code in realtà aumentata e la
visualizzazione stereo-immersiva del paesaggio archeologico.
REGIUM@LEPIDI
Questa installazione offre al visitatore una panoramica complessiva del
paesaggio di Reggio in età Romana. L’applicazione simula un modello in macro
scala del paesaggio e del terreno a volo d’uccello. Lo spettatore può percorrere
il paesaggio,caratterizzato da una suddivisione quasi uniforme del terreno, che
parte dal centro della città in corrispondenza dell’intersezione delle
principali strade (la via Emilia e il cardo massimo). Da lì si può ritornare ai
giorni nostri per osservare I cambiamenti del paesaggio nei secoli. È
un’occasione importante per comprendere come i rapporti di spazialità si sono
evoluti nel tempo, dato che molti di questi aspetti non sono ormai
riconoscibili. Mentre la via Emilia è facilmente riconoscibile nel suo percorso
rettilineo, l’originale reticolato urbano è difficilmente rintracciabile nel
moderno impianto urbano. L’antico alveo del Crostolo è ancora identificabile
lungo corso Garibaldi. La morfologia del terreno di età Romana è stata
ricostruita sulla base di un Modello Digitale del Terreno (DTM).
Gli studi paleoambientali ipotizzano che il paesaggio naturale abbia subito
pochi cambiamenti e che tali modifiche siano attribuibili all’azione dell’uomo.
I valori altimetrici in corrispondenza di moderni manufatti di grandi
dimensioni, come terrapieni,strade elevate e canali, sono stati rimossi dal DTM,
mentre l’originario piano di calpestio della città antica - fino a 4 m più basso
di quello attuale - è stato ricreato interpolando le quote dei sondaggi
archeologici e geologici relative alle fasi romane. La configurazione
urbanistica della città antica è stata ricreata con l’inserimento delle mappe
archeologiche nel GIS (Sistema di Informazione Geografica). L’originale rete
stradale è stata ipotizzata dagli studiosi sulla base di frammenti emersi nel
periodo di ricostruzione post bellica. Le forme vettoriali del GIS (punti, line,
poligoni) e il DTM modificato sono stati inseriti nel software di modellazione
procedurale (City Engine) per riprodurre i quartieri della città e le case
residenziali in modo automatico.
FORUM@LEPIDI
Offre una visione della vita quotidiana del foro Romano consentendo di
passeggiare fra i monumenti pubblici originalmente localizzati nel centro di
Reggio.“OculusRift”, il casco immersivo, permette all’osservatore di apprezzare
su una scala reale i dettagli architettonici da una distanza più ravvicinata
rispetto alla precedente applicazione. Simulazioni virtuali di siti antichi sono
possibili anche con scarsi indizi archeologici purché il dato empirico sia
chiaramente distinto dalla sua interpretazione. Le imponenti sostruzioni nei
sotterranei del Credem furono spogliate dei loro marmi durante il Medioevo e
nessuno di essi è stato rinvenuto in situ. D’altra parte alcuni frammenti di
notevole pregio furono riutilizzati più tardi in altre costruzioni e sono ora
esposti in questo museo.
Z-Space
Z-Space è una piattaforma olografica collaborativa per la realtà aumentata
gestita da una penna digitale tridimensionale. Qui l’utilizzatore può esplorare
e vedere il potenziale della propriocezione(il senso di come il nostro corpo è
posizionato nello spazio) nell’esplorazione virtuale dei reperti archeologici.
Questa è un’interazione collaborativa perché l’interazione dell’utente con gli
occhiali stereoscopici viene proiettata su un monitor esterno attraverso una
videocamera. Questo monitor mostra in realtà aumentata persone reali e oggetti
virtuali nello stesso schermo.
DREAMOC
Questo è un monitor olografico 3D con un accesso in remoto che permette di
caricare i contenuti virtuali. Il sistema mostra modelli tridimensionali dei
reperti del museo e ricostruzioni virtuali visualizzate in un contenitore a tre
dimensioni. Dal momento che può contenere un numero illimitato di modelli ed
applicazioni AR (realtà aumentata) ed è regolabile in remoto (per esempio dal
laboratorio della Duke University negli U.S.A.), è la piattaforma ideale per
mostrare oggetti non inclusi in collezioni pubbliche (per esempio pezzi di museo
non esposti)o non correttamente contestualizzate.
REALTÀ AUMENTATA
Per i visitatori del museo è stata sviluppata una nuova applicazione con Metaio (software per la realtà aumentata). Codici QR (Quick Response Code) saranno collocati vicino ad una selezione di oggetti più importanti della collezione Romana. Ogni utilizzatore con uno smart-phone o un I-Pad, dopo aver scaricato l’applicazione, sarà in grado di visualizzare modelli in 3D ed altri metadati associati.