Riemergono i resti dell’antica via Aemilia e della necropoli che la costeggiava
Modena, Via Emilia incrocio tangenziale Pasternak
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Il capitello ionico pertinente ad una tomba probabilmente ad edicola
Il capitello ionico pertinente ad una tomba probabilmente ad edicola

Nel corso dei lavori per la realizzazione del sottopasso della via Emilia, all’incrocio con la tangenziale Pasternak, sono emersi,  perfettamente conservati, la massicciata in ghiaia della più importante arteria stradale di età romana dell’Emilia-Romagna, l’antica in strada consolare fatta costruire da Marco Emilio Lepido nel 187 a.C. per collegare le colonie di Rimini e Piacenza, e i recinti funerari di tombe monumentali e di altre tombe ad incinerazione che appartengono alla vasta necropoli orientale che si sviluppò, per chilometri, lungo la via Emilia del perimetro della città romana di Mutina fino a Fossalta.
La necropoli è datata tra la fine dell'età repubblicana ed il I sec. d.C.
Sulla massicciata della via Emilia sono state recuperate monete di età tardoantica (IV-V sec. d.C..).


La consolare Aemilia: in primo piano si vedono chiaramente i solchi provocati sulla massicciata dalle ruote dei carri

La strada, con ancora evidenti i solchi delle ruote dei carri segnati nella massicciata, è ampia 12 metri ed è fiancheggiata da due marciapiedi larghi ognuno quatto metri e delimitati, verso la campagna, da fossati ampi quanto i marciapiedi. La strada con i marciapiedi ed i fossati occupa una larghezza davvero considerevole, pari a circa 28 metri.
L’antica strada si trova esattamente sotto l’attuale via Emilia, a 4 metri di profondità

Una veduta dell'antica strada consolare; sulla desta si vede un tratto di marciapiede
Una veduta dell'antica strada consolare; in primo piano si vede un tratto di marciapiede

Ai lati dell’imponente infrastruttura è attestata la necropoli, indicata dalla presenza di due recinti funerari di forma quadrangolare, uno dei quali da riferire ad una tomba ad edicola, come rivelano i resti di elementi lapidei, quali un capitello ionico di forma quadrangolare, cornici, frammenti di colonne scanalate ed un blocco lapideo a forma di cinerario.
Sono state inoltre scavate diverse tombe ad incinerazione con vari elementi di corredo, una delle quali composta da un cinerario lapideo di forma cubica sormontato da un coperchio piramidale.

Il coperchio piramidale di un cinerario lapideo
Il coperchio piramidale del cinerario al momento della messa in luce


Il cinerario cubico con coperchio a piramide

Sul piano di calpestio della necropoli è stata evidenziata la presenza di diversi oggetti, da mettere in relazione ai riti che si praticavano, tra i quali si segnala una lucerna configurata con una testa virile. Degno di rilievo è inoltre il rinvenimento di resti di letti funerari in osso o avorio.
La strada e la necropoli risultano coperti da spessi depositi alluvionali di argilla e limi.

La lucerna, configurata con una testa virile, rinvenuta nella necropoliLo scavo archeologico, realizzato sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna nelle persone del Soprintendente Luigi Malnati e dell’archeologo Donato Labate, è condotto da due ditte specializzate,  Archeologia di Firenze ed Archeosistemi di Reggio Emilia, ed è finanziato dal Comune di Modena, sulla base di un vincolo, percepito all’interno dello strumento di pianificazione territoriale (PRG), che impone indagini archeologiche preventive per una fascia di terreno ai lati della via Emilia potenzialmente ricco di testimonianze di interesse archeologico come hanno riconfermato gli Scavi/Valorizzazione.
Gran parte dei materiali rinvenuti sono stati trasportati presso i depositi del Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena per essere restaurati e opportunamente valorizzati.