Gli scavi di controllo eseguiti in previsione della realizzazione di una
condotta delle acque del Canale Emiliano Romagnolo nel comprensorio di
Cesena ovest hanno messo in luce un complesso di eccezionale importanza,
con strutture di epoche diverse (sovrapposte) e con ambienti riferibili
ad un impianto produttivo per la cottura di manufatti e,
forse, ad una villa rustica. I resti dell’imponente complesso sono talmente importanti
che si è deciso di deviare il tracciato locale della condotta per
salvaguardare i manufatti.
Le indagini archeologiche sono condotte dalla società La Fenice
Archeologia e Restauro di Bologna, sotto la direzione scientifica
dell’archeologa Maria Grazia Maioli della Soprintendenza per i Beni
Archeologici dell’Emilia-Romagna.
Attualmente sono visibili due fornaci rettangolari di grandi dimensioni
destinate alla cottura di laterizi (in particolare tegole e coppi),
quattro ambienti delimitati da muri in embrici e pezzame laterizio, un
grande vaso in terracotta (dolio) completamente interrato e resti di
strutture murarie che mostrano, ben riconoscibili, le basi dei pilastri
di un portico. E’ stata individuata anche una terza fornace (antecedente le
altre due e in parte obliterata dalla fornace B) a riprova di un
perdurare nel tempo del complesso produttivo. Evidentemente la vicinanza
al fiume Savio, l’ampia disponibilità della materia prima e, non ultimo,
l’espansione edilizia della zona a partire dall’età repubblicana con
conseguente richiesta di manufatti, faceva del sito il luogo ideale per
impiantare questo tipo di complessi.
La fornace più grande (A) misura m. 4,20 x 5 e ha il piano forato che
presenta, al centro, una lacuna da cui si intravede la camera da fuoco
sottostante, con pilastrini alti circa 2 metri che reggono il piano. Lo
straordinario stato di conservazione di questa fornace consente di
vedere sia le pareti della camera di cottura (con la parte inferiore
ricavata direttamente dal terreno e concottata) che il prefurnio,
posto sul lato corto e dotato di condotto per l’immissione del fuoco.
Particolare del piano forato della
fornace maggiore (A)
La seconda fornace (B), di m. 3,80 x 3, è caratterizzata da una camera
da fuoco costruita con una successione di archetti e muretti su cui
venivano posati i pezzi da cuocere, in questo caso necessariamente di
grandi dimensioni, probabilmente tegole. Anche questa fornace presenta,
sul lato corto, un prefurnio e, sul lato opposto, un camino per
il tiraggio. La camera da fuoco raggiunge una profondità di m. 1,70
circa e non si discosta da quella della fornace A. E’ stato possibile
constatare come anche questa fornace mostri i segni di almeno due fasi,
dovute probabilmente alle opere di manutenzione cui erano sottoposti
normalmente i forni .
Lo scavo ha inoltre evidenziato, sul lato Nord di questo forno, la
presenza di un possente muro, in embrici e puteali di reimpiego,
con funzione di sostegno. Per tutto il perimetro della fornace sono
visibili pani di argilla cruda posti con il probabile intento di
ottimizzare la tenuta termica della camera da fuoco.
Altri elementi di eccezionale valore sono gli ambienti posti in luce,
databili in base al materiale recuperato all’età repubblicana. Al
momento sono stati scavati quattro ambienti, delimitati da muri in
embrici e pezzame laterizio, i cui pavimenti si caratterizzano per
tecniche di realizzazione diverse. L’ambiente C, con pavimento in
cocciopesto, risulta essere intaccato dalla fornace B. Accanto a questo
ambiente si sviluppa un vano con pavimento in terra battuta. Degni di
nota sono gli altri due ambienti: si tratta di due piani collegati da un
tratto in pendenza. Il pavimento, composto da mattoncini ricavati
tagliando pezzi più grandi (ad es. tegole), mostra chiaramente
l’impronta -in incrostazione calcarea bianca- di uno strumento circolare
a dinamica rotante. Trovandoci di un complesso di fornaci laterizie, è
possibile che si trattasse di una ventola per impastare l’argilla anche
se impronte analoghe sono spesso riferibili a macchinari circolari
utilizzati per la lavorazione delle olive (mole) o del vino (presse).
Questi ambienti sono orientati Est-Ovst risultando perfettamente
orientati con un cardine della centuriazione.
La vasca di lavorazione con pavimento a mattoncini: l'impronta circolare è evidente
Articolo di Carla Conti, informazioni scientifiche di Maria Grazia Maioli e Corrado Caporali