Il recupero di due straordinari reperti di VII sec. a.C.
Home - Comunicati stampa - Contributo SBAER per cartella stampa (17 settembre 2009)

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Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna

Balsamario protocorinzio databile tra la seconda metà e la fine del VII sec.a.C.
Relazione di Maria Grazia Maioli, archeologa della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna
mariagrazia.maioli@gmail.com

Fra i materiali del sequestro effettuato in Romagna nel settembre 2008 dai Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, Nucleo di Bologna, riveste particolare interesse un vasetto in ceramica, identificabile come un balsamario, cioè un contenitore per unguenti, di fabbricazione protocorinzia, databile attorno alla seconda metà – fine del VII secolo a. C.
La ceramica della prima produzione della città di Corinto, in Grecia, fu importata in Italia fin dall’VIII sec. a. C. -prima che iniziasse l’importazione massiccia delle ceramiche corinzie ed attiche- ed era molto rara e preziosa. All’interno di questa produzione, caratterizzata da grande accuratezza, hanno particolare rilievo i vasi plastici, soprattutto i balsamari configurati, categoria a cui appartiene questo reperto.
Il balsamario è in ottimo stato di conservazione (presenta solo qualche piccola abrasione) ed è alto circa 9 cm. Ha il ventre piriforme e il collo configurato con una testa femminile in rilievo; è completamente decorato secondo la tecnica “a figure nere”.
La bocca è piatta e decorata nella parte superiore da una rosetta a petali neri e rossi. Il collo ha la forma di una testa femminile, i cui lunghi capelli costituiscono il manico del vaso. Il volto è ben rilevato, con grandi occhi e piccola bocca dipinti in nero. I capelli, neri anch’essi, sono formati da elementi plastici a rosetta, stampati a parte e poi applicati in modo da rendere i boccoli. La pettinatura è ottenuta con una serie di chignon e trecce rialzate sulla sommità del capo, ricadenti poi a formare il manico: si tratta di un’acconciatura molto elaborata che può essere considerata una tarda derivazione di quelle a klaft di tipo egizio, caratteristiche dell’epoca arcaica.
La spalla del vaso è decorata da un motivo a raggiera in nero, terminato in basso da una linea nera. Una serie di linee parallele ornano anche il fondo del ventre, costituendo la base della scena figurata che occupa il centro del vasetto.
La scena raffigura un combattimento fra sei guerrieri alla presenza di anziani. I guerrieri indossano corazza anatomica, corta tunica, schinieri ed elmo corinzio con cimiero e portano tutti lo scudo. I due guerrieri centrali sono in atto di assalto, quelli dietro di essi sono raffigurati avanzanti mentre l’ultimo a destra è in posizione di assalto quasi accovacciata. Tra i due guerrieri centrali è raffigurato un cane in atto di toccare con la zampa anteriore il combattente di destra. Le figure di anziani che assistono al duello sono due a destra e tre a sinistra, i primi stanti o leggermente avanzanti verso il centro, l’ultimo a sinistra seduto. I personaggi avanzanti si appoggiano con la mano destra ad un lungo bastone, hanno barba appuntita e lunghi capelli, indossano tunica al polpaccio e sono avvolti in mantelli. Il personaggio seduto è abbigliato nello stesso modo ma tiene in mano quello che potrebbe essere uno scettro e siede su un alto sgabello a profilo sagomato.
Tutti i personaggi hanno i particolari resi da sottili incisioni molto accurate e precise, anche se le figure di anziani, essendo laterali, sembrano un poco meno curate di quelle dei guerrieri. La scena è separata, nella parte posteriore del vaso, da un trofeo di palmette a fulmine, disposto verticalmente sotto l’ansa.
Dato il tipo di scena, sembrerebbe che essa raffiguri non un combattimento generico ma uno scontro epico o mitologico, data anche la presenza di anziani che assistono, di cui uno, quello seduto, di particolare rilevanza nell’ambito dell’azione raffigurata; non è escluso che la presenza del cane possa aiutare ad identificare l’episodio mitico. Va sottolineato che se duelli e combattimenti non sono inusuali sui balsamari protocorinzi, si tratta per lo più di scene generiche, dunque diverse dalle caratteristiche di questo esemplare.
I balsamari protocorinzi configurati sono piuttosto rari. Sono relativamente frequenti quelli a testa di guerriero con elmo o a testa di leone oppure a forma di uccello. Balsamari con appliques o motivi plastici sul collo compaiono attorno alla metà del VII sec. a.C., nel protocorinzio medio; un esempio relativamente simile al questo, ma più antico, è presente nelle collezioni del Museo del Louvre a Parigi, mentre alcuni esemplari più o meno simili sono visibili in musei di Cipro e della Turchia. In Italia, pezzi di questo genere compaiono soprattutto in tombe etrusche di epoca orientalizzante: alcuni pezzi della stessa epoca e tipologicamente affini sono esposti al Museo di Villa Giulia a Roma.
Considerando l’alto livello del manufatto e la sua datazione, da portarsi, per le caratteristiche elencate, verso la fine del VII sec. a.C., sembra molto improbabile che sia stato rinvenuto in Romagna. Quasi sicuramente il pezzo proviene da commercio o scambio fra cercatori ed abusivi; è anche probabile che sia stato acquisito con altri pezzi di valore molto inferiore e a falsi, da qualche rivenditore occasionale o tenutario di una bancarella di oggetti antiquari che non ne ha riconosciuto il valore anche venale.
Per quanto riguarda la possibile provenienza, molti rinvenimenti di oggetti di questo tipo portano all’Etruria Meridionale e Centrale, a tombe dell’ultimissima fase del periodo orientalizzante e dell’epoca arcaica ma anche ad alcune sepolture principesche della Puglia e dell’area della Magna Grecia.
Tuttavia non ne avremo mai la certezza.