Cinque stele ‘superstar’, corredi, monete e raro vasellame in vetro. In mostra a Gambulaga il sepolcreto dei Fadieni, affascinante necropoli romana della prima età imperiale

Gambulaga di Portomaggiore (FE), Delizia Estense del Verginese
fino al 10 dicembre 2006

Le stele scolpite, le intense iscrizioni, i ritratti dei defunti, i reperti dei corredi funerari, bronzi, monete e una rara raccolta di vasi in vetro finemente lavorati. Si chiamavano Caius, Marcus, Tertia, in tutto 12 tombe, una sola famiglia, i Fadieni. La loro necropoli racconta la storia di una famiglia benestante della prima età imperiale ma anche il vivere di un’intera civiltà, con i propri usi e consuetudini. Le epigrafi intrecciano il quotidiano con i simboli dell’umano desiderio di immortalità e attestano un rapporto di parentela tra i defunti che si snoda per quattro generazioni, genitori, figli e nipoti, di cui tre morti attorno ai vent’anni. Di qui il titolo della mostra, “Mors Inmatura”, allestita fino al 10 dicembre 2006 nella Delizia Estense del Verginese di Gambulaga, a pochi passi dal luogo del ritrovamento. Un’esposizione che coniuga la suggestione del materiale archeologico a quella del suo ‘contenitore’, quel Verginese donato nel Cinquecento da Alfonso I d’Este a Laura Eustochia Dianti, dove la dama si ritirò alla morte del Duca, facendone la propria piccola corte privata e ordinandone la ristrutturazione, eseguita in primis da Girolamo da Carpi.
Il sepolcreto dei Fadieni (I e II sec. d.C., età imperiale) è venuto alla luce in due campagne di scavo: alla casuale scoperta di ben tre stele, risalente all’autunno del 2002, è seguita una breve indagine che ha recuperato quattro basamenti allineati, una quarta lapide rovesciata accanto alla propria base e alcune tombe, fino al ritrovamento dell’ultima stele, con relativa sepoltura e corredo, avvenuta nel 2005.
Il percorso della mostra ricrea l’impressione che doveva cogliere il viandante che, quasi 2000 anni fa, avesse percorso la linea tracciata dalle stele, collocate fedelmente all’interno delle sale così com’erano poste in origine ai margini della strada e come sono state ritrovate.
Oltre alle cinque stele, tutte in pietra o calcare di Aurisina, vere 'star' della mostra, sono esposti gli oltre 200 reperti rinvenuti nelle tombe, materiali fittili, manufatti in bronzo, finimenti di cavallo, offerte di datteri e fichi, una serie di monete che ha permesso di datare la necropoli dall'età giulio-claudia agli inizi del II sec. d.C. e un’eccezionale raccolta di vasellame in vetro, integro e finemente lavorato, assai raro per il territorio ferrarese. Corredi che rappresentano un ricco patrimonio di informazioni per la conoscenza nei primi secoli dell’impero romano.
Per aiutare il visitatore ad orientarsi all’interno della struttura della necropoli, una mappa dello scavo, disegnata sul pavimento, mostra i rapporti tra la collocazione delle stele e le diverse sepolture ad esse riferite, collocate negli spazi immediatamente retrostanti.
La stele più antica è quella di Caius Fadienus, Cai filius, e di Ambulasia Anucio, Marci filia, cui segue quella sulla cui epigrafe Fadienus Repentius, Cai filius, e Cursoria Secunda, Luci filia, piangono la prematura scomparsa di Caius Fadienus Vegetus morto a 21 anni. Qui i busti drappeggiati dei tre personaggi sono posti in due nicchie rettangolari dal fondo ricurvo, gli adulti sopra e il giovane sotto.
Terza nel tempo viene la stele di Marcus Fadienus Massa, Cai filius, e di Valeria Secunda, Quinti filia. Nello specchio epigrafico che separa la nicchia con i busti dei due sposi dal riquadro sottostante -che rappresenta a basso rilievo un cavallo al passo volto a destra- è impaginato un testo con cui è proprio Marcus a rivolgersi di persona al lettore e viandante, esprimendo il vanto di essere stato coerente con i propri principi. L’epitaffio è dotato di una parte metrica che riecheggia non tanto le concezioni filosofiche che erano appannaggio dei circoli epicurei, quanto un sentire comune che, almeno a partire dal I sec. d.C., era entrato in gran parte della società.
Per ultima viene la stele che L. Fadienus Agilis, Marci filius, unito nella sepoltura ad Atilia Felicia, Cai liberta, dedica al figlio L. Fadienus Actor, morto all’età di 17 anni. Il giovane stringe nelle mani un rotolo e una penna, e porta un anello al mignolo della sinistra. Il busto è al centro di un clipeo solcato da modanature sul cui margine posa una corona di foglie con bacche, un fiore al centro in alto e nastri svolazzanti sotto, un simbolo che allude alla vittoria sulla morte.
Soltanto nella seconda campagna di scavo fu trovata la quinta stele dedicata dai genitori L. Pompennius Placidus, Caii filius, e Fadiena Tertia, Caii filia, al figlio Pompennius Valens, anch’egli scomparso prematuramente all’età di 23 anni.
Alla famiglia dei Fadieni parrebbero non essere stati estranei legami con elementi celtici posti con il cognomen Massa e il nome Ambulasia, se è dato di riconoscere in quest’ultimo un suffisso giustappunto celtico e se, di conseguenza, entrambi i nomi possono ritenersi indizi di un substrato che -per il vero- nel delta affiora grazie a non molti elementi, uno dei quali (la dedica votiva alle Iunones da Codigoro, pluralità di divinità femminili) ha carattere cultuale.
Una famiglia certo benestante per la quale l’esistenza di M. Fadienus Massa segna un periodo di affermazione economica e sociale: accanto al suo nome vi è l’indicazione della tribù di appartenenza e la moglie è della gens Valeria.

La mostra è completata da pannelli informativi sui costumi dell’epoca, dagli abiti alle acconciature; presso il book shop si può acquistare un catalogo scientifico curato dalla Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna.
L’iniziativa è promossa dal Comune di Portomaggiore, dalla Pro Loco di Portomaggiore, dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e dalla Provincia di Ferrara, con il contributo del Lions Club Ferrara Europa ed il patrocinio della Regione Emilia-Romagna.

Gambulaga di Portomaggiore (FE), Delizia Estense del Verginese, Strada Provinciale
Dal 27 aprile al 10 dicembre 2006, ingresso euro 5,00 - ridotto euro 3,00 per disabili e gruppi di almeno 20 persone - gratuito per bambini fino a 12 anni
Orari di apertura: dal martedì alla domenica dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 15,30 alle 18,30
Dal 1 luglio al 31 agosto, dal martedì alla domenica dalle 16,30 alle 20, al mattino solo su prenotazione al tel. 0532.326258
Chiusa tutti i lunedì non festivi
Informazioni e prenotazioni: Comune di Portomaggiore, Centro Culturale
Tel. 0532 326258 e-mail: centrocultura@comune.portomaggiore.fe.it