Formigine (MO), località Colombaro. Le indagini archeologiche in via Sant’Antonio nei pressi della Pieve romanica
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Ufficio stampa SAR-ERO
26 aprile 2016

Formigine (MO), località Colombaro. Le indagini archeologiche in via Sant’Antonio nei pressi della Pieve romanica

Precisazioni di Luigi Malnati, Soprintendente Archeologo dell’Emilia-Romagna

Con riferimento a quanto apparso nei giorni scorsi sulla stampa locale sui rinvenimenti in località Colombaro di Formigine, la Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna precisa quanto segue.
Il rinvenimento non è avvenuto durante i lavori per la realizzazione del centro giovani ma prima del loro inizio, nel corso delle indagini archeologiche preliminari prescritte ai primi di marzo dalla Soprintendenza, nell’ambito delle normali attività di archeologia preventiva. Si è trattato quindi di un’azione programmata, fondata anche sull’attenzione che il Comune di Formigine rivolge alla tutela dei resti archeologici del territorio, recepita nel PSC, mediante la Carta delle Potenzialità Archeologiche.
Le attività di scavo sono condotte sul campo dalla ditta ArcheoModena sotto la direzione scientifica della Soprintendenza.
L’area d’indagine si trova nelle immediate adiacenze della Chiesa di S. Giacomo Maggiore, pieve risalente al XII secolo.
Sono state rinvenute strutture murarie in ciottoli fluviali di epoca basso-medievale, pertinenti alle fondamenta di un ampio complesso architettonico, forse monastico, collegato alla chiesa, e una fornace per laterizi, presumibilmente di epoca rinascimentale.
La massiccia opera di demolizione subita in antico dalle strutture murarie consente solo la ricostruzione ipotetica dell’originario perimetro architettonico del complesso, all’interno del quale è inserita anche la fornace. Si tratta di una fornace per laterizi, con camera di cottura rettangolare, provvista di sei bocche per l’inserimento del combustibile.
Al termine delle indagini archeologiche, tuttora in corso, alla Soprintendenza spetterà innanzitutto il compito di valutare le esigenze di tutela delle strutture -peraltro in condizioni di possibile rapido degrado- e la loro eventuale compatibilità con possibili forme di valorizzazione.
Gli enti che vorranno accollarsi tale onere, dovranno mettere in atto oculate scelte progettuali e valutare attentamente le loro implicazioni economiche a lungo termine, per evitare che nel giro di pochi anni venga distrutto proprio ciò che si voleva tutelare.

Il Soprintendente Archeologo dell'Emilia-Romagna
Luigi Malnati

Panoramica degli scavi in corso sulle strutture murarie bassomedievali
Panoramica degli scavi in corso sulle strutture murarie bassomedievali