Cordoglio per la scomparsa del Prof. Andrea Emiliani
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28 marzo 2019
Ci ha lasciato un protagonista della storia e del metodo della tutela e della promozione del patrimonio culturale italiano,  Andrea Emiliani. Era  nato a Predappio alta il 5 marzo 1931. Aveva passato l’infanzia a Urbino, cittadina  mai dimenticata nella sua straordinaria visione urbana e territoriale di città in forma di palazzo. Qui  a pochi passi dal  Palazzo ducale aveva visto durante la guerra il soprintendente  delle Marche Pasquale Rotondi prodigarsi per mettere in salvo grandi capolavori sfollati da importanti musei italiani.  

Nei primi anni cinquanta Emiliani giunge a Bologna dove entra in contatto con lo storico dell’arte Francesco Arcangeli che diventerà suo amico e maestro e con il soprintendente alle Gallerie Cesare Gnudi che  lo impiega, poco più che ventenne, come “salariato” nella organizzazione delle grandi biennali di arte antica:   Guido Reni (1954), I Carracci (1956),  Maestri della pittura del Seicento emiliano, (1959), L'ideale classico del Seicento in Italia e la pittura di paesaggio (1962), e poi  Il Guercino (1968); mostre attraverso le quali Cesare Gnudi fu in grado di fare di Bologna un punto di riferimento internazionale per lo studio dell’arte del Seicento. Nel frattempo Emiliani si era laureato a Firenze con Roberto Longhi ed era poi entrato nel ruolo degli ispettori storici della Soprintendenza di Bologna in via delle Belle arti, suo luogo per sempre di vita e di lavoro.

In un’epoca di grandi e veloci cambiamenti economici che portarono allo spopolamento rurale del territorio a fronte di un improvviso inurbamento ed  al boom economico, Emiliani non si chiuse nei musei ma mise a punto tra la fine degli anni sessanta e la fine degli anni settanta  con un approccio  sperimentale il  metodo che secondo la sua visione, avrebbe dovuto caratterizzare l’azione della Soprintendenza  di fronte alla mole e alla complessità dei fenomeni in atto sul patrimonio conservato nei grandi e piccoli contenitori architettonici, nelle città e nel territorio. contribuirono al rinnovamento del sistema dell’ “Antichità e Belle Arti”. Quest’opera doveva basarsi sull’imprescindibile rapporto tra conoscenza, tutela e conservazione ma non limitando il campo ai soli prodotti dell’arte bensì aprendo la riflessione sulla individuazione e sulla conoscenza della cultura materiale. Nel contempo Emiliani elaborava riflessioni ancora oggi fondamentali sulla evoluzione degli strumenti giuridici della tutela in Italia dalla lettera programmatica di Raffaello e Baldassar Castiglione a Leone X ai testi di legge  dei Granduchi di Toscana, dello Stato Pontificio fino alle leggi di tutela del 1939, convinto come era che non ci fosse vera comprensione dei problemi al di fuori dell’analisi storica.

Negli anni settanta è nominato  Soprintendente e Direttore della Pinacoteca Nazionale di Bologna che ha concorso a raddoppiare negli spazi e negli allestimenti.

Alla sua riflessione di metodo sulla conservazione del patrimonio esposta in testi fondamentali (Dal Museo al territorio, Una politica dei beni culturali)  che lo ha portato a ricoprire la prima cattedra di Museologia in Italia nel 1974 presso il DAMS dell’ Università di Bologna, alle raffinate riflessioni  sulla storia dell’arte bolognese e marchigiana che si concretizzano  in una serie di saggi e grandi mostre che rilanciano dagli anni settanta il ruolo internazionale della Pinacoteca nazionale di Bologna,  Emiliani ha unito una concreta,  infaticabile opera di tutela e promozione  del patrimonio.  
Di questa grande attività di “conservazione come pubblico servizio” come egli amava sottolineare,  si possono ricordare solo alcuni punti salienti che denotano la sua capacità di indirizzare le realtà politiche ed economiche al fine del pubblico bene nell’ambito della tutela del patrimonio: tra gli altri si annoverano le campagne di rilevamento svolte nel territorio bolognese e romagnolo anche grazie al sodalizio con il grande fotografo Paolo Monti; l’acquisto da parte dello Stato di una perla ancora intatta della cultura neoclassica Palazzo Milzetti a Faenza (Ravenna) poi divenuto Museo Nazionale; la fondazione dell’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia Romagna; l’ Istituzione del Centro Cesare Gnudi per la diagnostica per il patrimonio culturale; la promozione del recupero del complesso di San Domenico a Forlì fornendo così la città romagnola dell’attuale contenitore museale ed espositivo; la realizzazione delle sale delle Belle Arti presso la Pinacoteca nazionale di Bologna; l’utilizzo come sede museale di palazzo Pepoli Campogrande rendendo così fruibile e visitabile gli splendidi affreschi del piano nobile; l’acquisizione da parte dello Stato e dalla Fondazione cassa di Risparmio di Ferrara della collezione Sacrati Strozzi, recupero eccezionale che ha incrementato con opere di grande importanza la Pinacoteca nazionale di Ferrara.

Non venne mai meno al Professor Emiliani, la rilevanza data all’opera di catalogazione e al ruolo della fotografia per la tutela e la conoscenza del patrimonio, per non parlare del suo fondamentale apporto scientifico nei tanti cantieri di restauro aperti in quegli anni e dello stimolo e della collaborazione fornita alle realtà museali del territorio. 

Ogni attività aveva sistematica rendicontazione pubblica nei volumi della collana da lui fondata “Rapporti della Soprintendenza di Bologna” pubblicati dalla fine degli anni sessanta al 1997. 

L' opera di Andrea Emiliani incessantemente animata da passione civile ci viene consegnata come  esempio ad operare al servizio della tutela,  per l‘educazione al patrimonio come tappe  fondamentali per la crescita sociale e culturale della società.