Scoprire Claterna. Archeologia di una città sepolta
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Ufficio stampa IMA e SBAER
27 luglio 2011

Nel corso di una visita guidata rivolta alla stampa è stato presentato il nuovo progetto triennale
“Scoprire Claterna. Archeologia di una città sepolta”

CLATERNA: RIPRENDONO GLI SCAVI ARCHEOLOGICI
Un'antica residenza romana nel corso del tempo

Ozzano dell'Emilia: citta romana di Claterna. Campagna di scavo 2011Nel luglio 2011 sono ripresi gli scavi di Claterna con l’avvio di un nuovo progetto triennale, coordinato dall'Associazione Civitas Claterna e diretto dalla Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna.

Come da prassi consolidata all’interno del progetto Claterna, è stata realizzata un’ampia sinergia di risorse umane, logistiche ed economiche che permetterà non solo la continuazione dell’indagine storico-archeologica, ma anche un’estesa partecipazione al progetto.

L'apporto di finanziatori privati è determinante: il progetto è finanziato quasi interamente da CRIF S.p.A. di Bologna ed è supportato da IMA S.p.A. e da CUTICONSAI. Lo scavo, eseguito sotto la direzione scientifica della dott.ssa Paola Desantis della Soprintendenza, è condotto da archeologi professionisti (Maurizio Molinari e Alessandra Tedeschi), coordinati dal dott. Claudio Negrelli, Responsabile Scientifico dell’Associazione Civitas Claterna e coadiuvati dai gruppi di volontariato che aderiscono all’Associazione. La novità di quest’anno è lo sviluppo di un percorso di formazione universitaria che, grazie alla collaborazione avviata con il Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e alla partecipazione di studenti dell’Università di Bologna e di Ferrara, potrà contribuire alla formazione tecnica di futuri archeologi. I partecipanti sono ospitati nella foresteria del centro visite di Villa Torre del Parco dei Gessi Bolognesi e dei Calanchi della Badessa.

La campagna 2011, della durata di un mese, ha previsto due turni di attività nei quali sono stati suddivisi gli studenti; all’interno di ogni turno, ogni studente ha preso contatto diretto con la prassi operativa del cantiere archeologico, cimentandosi nelle diverse pratiche previste: lo scavo, la documentazione, il recupero e la catalogazione dei reperti.

Le indagini riguardano l’area di scavo a nord della via Emilia che ha dato avvio al progetto Claterna nell’inverno 2005-2006 e che ora diventerà una tappa fondamentale per la realizzazione del futuro Parco Archeologico; il progetto triennale, infatti, prevede non solo lo scavo ma anche la musealizzazione del settore. In questa area è visibile l’ampia porzione di un edificio i cui momenti di vita più recenti risalgono al periodo tardoantico (V - VI secolo d.C.), ma che affonda le sue radici storiche fra i resti di una domus fondata in età repubblicana e abitata fino all’età imperiale (campagne di scavo 2005-2007).
Il corretto recupero delle informazioni contenute nelle stratigrafie in terra e nei resti strutturali ha già restituito un’ampia serie di dati, che riguardano non solo la storia di questa piccola porzione di Claterna, ma più in generale tematiche di ampio respiro strettamente connesse alla storia e all’abbandono dell’antica città.

L’edificio che ha occupato questa fascia della città affacciata sulla via Emilia tra V e VI secolo d.C. doveva essere costituito da una serrata serie di piccole unità abitative in legno e terra che in parte riutilizzavano le murature della domus. Il suo abbandono probabilmente seguì modalità diversificate. La porzione centrale fu interessata da un incendio, che ha lasciato sul terreno abbondanti tracce: argilla concotta, incannucciato (un'intonacatura di argilla cruda sopra graticci lignei predisposti per i divisori interni), indurito a causa di un elevato riscaldamento, e travature di legno carbonizzato, crollate sui pavimenti. La porzione settentrionale dell’edificio, e probabilmente anche il muro perimetrale est, sembrano non essere stati colpiti in modo diretto dall'incendio: in questo caso, i pavimenti sono stati coperti da uno strato di argilla che ha in parte inglobato grandi frammenti di laterizi, per lo più relativi ad elementi del tetto (coppi e tegoloni).

È evidente come questi dati siano fondamentali per la ricostruzione dell’alzato dell’edificio, che rappresenta il momento finale del progetto. Le unità abitative avevano perimetrali in argilla cruda che potevano essere realizzati sia con mattoni crudi, sia con la tecnica del pisé (argilla cruda compressa entro casseforme in legno), sia secondo la tecnica dell’incannucciato, e che vennero in parte appoggiati sopra ai muri della domus. I divisori interni erano invece costituiti da un telaio 'a graticciato' vegetale intonacato con argilla, mentre le coperture seguivano la tecnica tradizionale di età romana del tetto in cotto (tegole 'ad alette' e coppi).

Nel quadro più generale della storia di Claterna, questo spaccato urbano fotografa le ultime fasi di vita della città. Come in tanti altri casi già noti, un generale processo di destrutturazione degli spazi urbani, sia privati che pubblici, portò ad ingenti trasformazioni architettoniche: numerose domus, già residenze monofamiliari riservate ai ceti benestanti, vennero frazionate in modo da poter ospitare più nuclei familiari, verosimilmente di bassa estrazione sociale. Un dato, questo, evidente non solo dal punto di vista planimetrico ma anche qualitativo (tecniche edilizie in materiali deperibili) e funzionale (possibili attività di tipo artigianale). Ciò non toglie che si registrino segnali di continuità abitativa particolarmente intensi e che i manufatti recuperati nello scavo raccontino una storia fatta non solo di quotidianità domestica (vasellame per la preparazione e il consumo del cibo), ma anche di probabili attività artigianali (semilavorati di ferro) e di un'economia di mercato vivace (monete) facilmente riferibile al passaggio della via Emilia.

La domanda che, in modo sempre più pressante, si pone ora agli archeologi è la seguente: cos’era Claterna fra V e VI secolo d.C., cioè nel momento immediatamente successivo alla deposizione dell’ultimo imperatore romano d’Occidente? Era ancora una città? Se lo era, com’era strutturata e amministrata? Se non lo era, quale tipo di realtà insediativa prese il suo posto nella transizione verso il Medioevo? Domande importanti, alle quali il nuovo progetto avviato quest’anno consentirà, almeno in parte, di trovare adeguate risposte.

Per informazioni scientifiche:
- Paola Desantis - Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna
tel. 051.223773 e-mail: paola.desantis@beniculturali.it
- Claudio Negrelli - Associazione “Civitas Claterna”
e-mail: claudionegrelli@alice.it 

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