Ricognizione, studio e intervento conservativo sui preziosi tappeti musivi delle antiche domus
La Scuola per il Restauro del Mosaico (SRM – Scuola di Alta Formazione), sezione distaccata dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze gestita dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Ravenna, ha svolto una campagna di studio e pronto intervento sui mosaici pavimentali dell’area archeologica di Piazza Ferrari a Rimini. L’intera operazione è stata possibile grazie ad un accordo trilaterale che vede coinvolti, oltre alla suddetta Soprintendenza, la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e il Comune di Rimini.
La ricognizione ha avuto come obiettivo primario l’analisi dello stato di
conservazione dei preziosi tappeti musivi relativi alla Domus del Chirurgo
(seconda metà del II secolo) e dell’edificio tardo antico (V-VI secolo).
Dal 1 Luglio 2008 sono state svolte le seguenti operazioni:
· Rilievi metrici ed iconografici
· Studio delle antiche tecniche di costruzione
· Analisi macroscopica dei materiali
· Redazione dello stato di conservazione
· Pulitura fisica
· Consolidamento degli elementi mobili
Gli interventi effettuati su questo straordinario sito dal momento della
scoperta (1989) sino al 2007, sono stati molteplici. Tutte le operazioni
eseguite finora sono comunque state realizzate in condizioni di emergenza e
finalizzate alla conservazione dei mosaici in attesa di un vero e proprio
progetto unitario di restauro. Solo la recente musealizzazione (dicembre 2007)
ha offerto l’occasione di realizzare una revisione generale dell’area
archeologica, soprattutto alla luce delle nuove condizioni microclimatiche.
Nonostante le numerose cure di cui sono sempre stati e sono tuttora oggetto, i
mosaici soffrono di alcune patologie che potremmo definire croniche, le più
gravi delle quali sono il distacco del tessellato musivo dagli strati
sottofondali delle malte di allettamento e la crescita biologica di alghe ed
erbe infestanti su alcuni strati e strutture archeologiche.
La musealizzazione, con i suoi percorsi sopraelevati, ha reso possibile la
fruizione del luogo direttamente in situ. Le moderne tecniche di restauro e
conservazione hanno permesso di mantenere questi straordinari manufatti nel loro
posto originario (mediante iniezioni di malte a base di calci tradizionali che
ricreano adesione e coesione nelle malte di sottofondo originali) senza dover
operare forti decontestualizzazioni (strappi dei mosaici e trasferimenti in
altri luoghi espositivi), come accadeva in passato.
Si dovrà comunque intervenire non solo sull’aspetto più strutturale ma anche su
quello più prettamente estetico, oggi disturbato da una serie di elementi. Si
dovrà ad esempio operare sui cordoli di contenimento delle lacune e dei bordi
perimetrali che, se prima della musealizzazione hanno rappresentato una
salvaguardia temporanea dei mosaici, oggi devono essere rimossi e sostituiti da
interventi che, oltre a ‘conservare’, valorizzino maggiormente una corretta
lettura dal punto di vista archeologico.
L’elaborazione dei dati incamerati durante la campagna ricognitiva appena
conclusa saranno utilizzati per la redazione di un progetto pilota di restauro
al quale seguirà un programma di manutenzione ordinaria.
La campagna di studio e pronto intervento sui mosaici ha visto la collaborazione
di:
per la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Ravenna
Giorgio Cozzolino, Soprintendente
Cetty Muscolino, Coordinatrice della SRM e Direttrice del Museo Nazionale di
Ravenna
Claudia Tedeschi, docente della SRM per le materie Teoriche e Pratiche di
Restauro
Ermanno Carbonara, docente della SRM per le materie Pratiche di Restauro
Gli alunni del 3° e 4° CORSO della SRM
per la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna
Luigi Malnati, Soprintendente
Maria Grazia Maioli, Archeologo Direttore Coordinatore
Mauro Ricci, Restauratore Conservatore Direttore
Monica Zanardi, Assistente Tecnico Scientifico
Il Comune di Rimini – Assessorato alla Cultura
Jacopo Ortalli, docente di Archeologia classica all'Università degli
Studi di Ferrara
Referenti della Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna:
Maria Grazia Maioli
(archeologa), Mauro Ricci e
Monica Zanardi
(restauratori)
Foto: Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Ravenna (se
utilizzate a mezzo stampa corredare dalla dicitura “"su concessione del
Ministero per i beni e le attività culturali", ai sensi della Legge 4/93)
Bologna, 2 agosto 2008
Dopo la conferenza stampa che si è tenuta ieri (1 agosto 2008 ndr) nella
domus del Chirurgo di Rimini per presentare il monitoraggio dei mosaici, qualche
titolo di giornale vagamente allarmistico ha dato la sensazione che la domus
fosse in pericolo.
“Niente di tutto ciò”, tiene a precisare l’archeologa Maria Grazia Maioli. Che
prosegue: “La domus del chirurgo non è un malato terminale. Messa in luce in
campagne di scavo successive fin dal 1989 ed aperta al pubblico nel dicembre
scorso, presenta acciacchi già a suo tempo previsti.”
In particolare:
- pavimenti a mosaico e intonaci parietali, in origine destinati ad ambienti
chiusi, erano rimasti per secoli in situazioni stabili: lo stesso scavo
archeologico che li ha riportati alla luce ha provocato traumi dovuti al
cambiamento di stato, aumentati anche a causa delle lunghe vicissitudini che ha
avuto la creazione dell'attuale ambiente espositivo
- la teca attuale deve creare un ambiente stabile ed ottimale per temperatura ed
umidità, che devono essere adattate alle necessità conservative. L'umidità di
risalita, naturale in un complesso conservato "in situ" e nella situazione di
rinvenimento, è in corso di abbassamento proprio per l'attivazione delle
macchine deumidificatrici, il cui scopo è di tenerla sotto stretto controllo
- l'area centrale dello scavo, compresa entro la teca quadrata, è completamente
monitorata anche per quanto riguarda il controllo biologico, cioè la presenza di
licheni e muschi che sono stati eliminati dall'azione delle lampade U.V.A.
Questo effetto non è completo nelle aree della domus palaziale tardoantica,
aggiunte nel nuovo scavo e non previste in origine: l'impianto in queste zone
dovrà essere potenziato, anche se la situazione è già in via di miglioramento
- i danni riscontrati nei mosaici, con allentamento delle tessere ed
indebolimento dei sottofondi, erano già presenti ai momento dell'apertura al
pubblico: l'azione dell'impianto di deumidificazione li ha solo evidenziati. Il
monitoraggio effettuato dalla Scuola per il Restauro del Mosaico permette di
fare il punto sulla situazione, in modo da avere una diagnosi esatta e quindi
studiare la terapia
- le fasi che verranno previste nel progetto di intervento, indipendentemente
dagli abbellimenti estetici, comprenderanno restauri veri e propri ma
soprattutto prevederanno i necessari lavori di manutenzione, che dovranno essere
continuativi, come vuole la "prassi del buon padre di famiglia" in una normale
casa di abitazione.
“Insomma –conclude Maria Grazia Maioli- la situazione della domus non è una
emergenza ma uno stato previsto da tenere sotto controllo. I visitatori dovranno
abituarsi a vedere restauratori e tecnici che continueranno ad intervenire sui
pavimenti, senza per questo gridare all'allarme.”
pagina a cura di Carla Conti