Museo Archeologico Sarsinate
La stanza del triclinio della domus di via Finamore
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Nella sala E, situata al primo piano del museo, sono esposti i numerosi reperti recuperati nel 1988 durante uno scavo archeologico effettuato presso l'incrocio tra le vie Roma e Finamore. Le strutture riportate in luce appartenevano ad una casa (domus) di buon livello residenziale, situata nell'isolato che si estendeva al centro della città romana, a occidente del foro.
L'abitazione, della quale si sono scoperti tre ambienti, fu edificata nella prima metà del I sec. a.C. (età repubblicana) e ristrutturata verso la fine del II sec. d.C.   Nella seconda metà del III sec. d.C. un incendio provocò la distruzione e il crollo degli alzati ma consentì al tempo stesso la conservazione, sotto le macerie, di gran parte delle pavimentazioni e delle suppellettili domestiche. All'angolo della sala è ricomposto il mosaico che, in occasione della ristrutturazione effettuata alla fine del II sec. d.C., rinnovò la pavimentazione di una piccola sala da pranzo (triclinium). Sulla soglia in bianco-nero è rappresentato un tritone trainato da un ippocampo e accompagnato da un delfino; nel quadro centrale, una figurazione policroma con Ercole ebbro e barcollante sorretto da un Satiro è circondata da pannelli raffiguranti altri esseri marini e, agli angoli, le teste delle quattro stagioni.


Il mosaico del triclinium

La planimetria delle case private romane non aveva uno schema fisso ma costante era la presenza di alcune stanze, legata anche alla funzione simbolica dei vari ambienti. Il triclinio era sicuramente uno di questi: nella sua funzione di sala da pranzo, prende il nome dal triplice letto sul quale, secondo la moda greca, si sdraiavano i convitati, disposto attorno ad una mensa dove venivano servite le pietanze. La presenza di questo ambiente adibito esclusivamente allo scopo conviviale si riscontra solo a partire dal I sec.a.C. poiché nel primo periodo repubblicano la famiglia romana mangiava nell’atrio, ambiente principale della domus. Il dominus mangiava sdraiato, le donne e i bambini seduti e gli schiavi stavano ai piedi del letto. Il triclinio solitamente era situato nella parte interna della casa e, tramite una grande porta, si affacciava sul peristilio o sul giardino consentendo ai convitati di godere della vista esterna. In epoca più antica i letti erano in muratura ed erano disposti e saldati attorno alle tre pareti prive di porta. Al centro, fissa e quasi incastrata tra i letti, era situata la mensa cioè il piano d’appoggio per le vivande, anch’essa in muratura e di forma rettangolare. I letti triclinari erano coperti da materasso e muniti di cuscini e su di essi stavano semisdraiati i convitati, appoggiati sul braccio sinistro, mentre con la mano destra prendevano dalla mensa i cibi, serviti nei vassoi e già tagliati dai servi. Verso la seconda metà del I sec.a.C. i letti in muratura vennero sostituiti dai letti in legno od in metallo, variamente decorati mentre i primi rimasero in uso nelle stanze triclinari all’aperto. Al posto della mensa fissa si utilizzavano tavolini rotondi, a tre gambe, anch’essi in legno od in metallo, più agevoli rispetto al tavolo in muratura. I letti triclinari sagomati e spesso muniti di sponde erano molto simili a quelli per dormire, anche se più lunghi in quanto destinati a servire a più persone. Quelli più sontuosi avevano decorazioni in bronzo o argento, applicate sul fianco che guardava il centro della stanza. Le stanze triclinari si identificano in base alle tipologie pavimentali: i mosaici, come quello esposto, presentano la parte centrale più decorata, corrispondente allo spazio della mensa, mentre le zone laterali, coperte dai letti, hanno motivi più semplici o sono prive di decorazioni.